L’editoriale del caporedattore del Mattino Tony Iavarone:
“È stata una notte che ha trasmesso segnali importanti. Il primo è che il Napoli non solo esiste, ma continua a migliorare. Possiede un agonismo che non si rintraccia più da tempo fra le squadre di vertice e quattro giocatori al meglio delle loro possibilità. Per di più si è ben capito che arriva sempre un momento che può cambiare una partita di calcio, e quel momento in Napoli-Inter. Il Napoli nel giro di poche settimane ha cambiato volto a se stesso e alla propria stagione.
L’innesco dell’azione di ieri è un ricamo di Dzemaili, che spegne
per un istante l’attenzione della difesa avversaria e lascia correre la palla verso il Pocho, il quale, come se
avesse preparato un agguato, lascia partire un colpo che fulmina Julio Cesar.
Insomma, questo Napoli non sembra fermarsi più e punta deciso alla rimonta in classifica. Dribblata la Roma, la distanza dal terzo posto può ridursi con il moltiplicarsi dei successi. Ieri Lazio e Udinese hanno tenuto la barra dritta, i punti di vantaggio restano cinque. Ma possono assottigliarsi fino agli scontri diretti, quello con i friulani è fra tre settimane.
Nelle ultime nove giornate effettuare calcoli o elaborare tabelle non serve
a molto ma è inevitabile. Con qualche premessa. La prima è che influiranno le gare di Champions. La seconda è che, più ci si avvicina al termine, più diventa complesso l’ostacolo all’apparenza
agevole: il Parma, il Novara o il Lecce. La tesi di Mazzarri, ma anche delsuo
staff, era che il progressivo recupero dei tantissimi giocatori affaticati avrebbe restituto agli stadi d’Italia e d’Europa un Napoli molto competitivo, comunque diverso da quello che subiva il gioco di formazioni grandi,medie e piccole. Sta andando così e dal SanPaolo arriva una radiografia veritiera. La squadra è stata più attenta e concentrata, con Lavezzi in forma ha ridato una logica all’attacco, con Dzemaili ha ritrovato i tempi di copertura e ripartenza, ma è pur vero che ha vinto per manifesta superiorità, pur se forsel’1-0ai nerazzurri è stato meno facile del 3- 1 al Chelsea. Sia gli uni sia gli altri non erano dei mostri di velocità.
L’Inter, quasi intimorita o schiacciata dalla responsabilità di essere appesa a un tenue filo di speranza di riscatto, impostando il gioco a basso ritmo, solo alla fine s’è consegnata alla maggiore rapidità dei partenopei: la difesa di Ranieri ha resistito per un’ora abbondante, poi è dovuta capitolare dinanzi a una formazione d’attacco e d’avventura. Il Pocho ha fatto la differenza quasi da solo. Peraltro un bel po’ di demeriti ne ha messo in campo l’Inter, la cui condizione atletica è la più grave lacuna.
Ma è il Napoli a prendersi la scena ed a ribadire che c’è una sintonia inedita tra l’allenatore e la squadra. Quest’anno con i suoi giocatori essenziali, senza fronzoli, è di nuovo in corsa in Europa e in campionato. Un piccolo retroscena emotivo lega Mazzarri al suo Napoli. Quando il tecnico toscano conobbe, da avversario, Gargano,ne fu folgorato: da solo lottava contro cinque, sradicava la palla e se la portava via. Gargano è alto 1,68 ed è instancabile: è il capo di una squadra di furetti e giganti con la rabbia dentro. Se ogni tanto si fermano, basta poco per farli rialzare. Furetti e giganti sono guidati dalle idee tattiche di Mazzarri e del suo staff, nel quale c’è un preparatore atletico, Pondrelli, che sa ricaricare le batterie a chiunque”.
La Redazione
P.S.
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