BARI – “L’ho fatto apposta”. E’ stato lo stesso Andrea Masiello ad ammettere davanti ai magistrati, poche ore prima dell’arresto, di aver segnato consapevolmente l’autogol contro il Lecce nel derby pugliese. “Quando il risultato era sullo 0-1 ho sfruttato un’occasione che mi si è posta per poter cristallizzare definitivamente l’esito di sconfitta per il Bari e poter – quindi – ottenere il pagamento promessomi, realizzando così l’autogol con cui si è concluso l’incontro”. In un primo momento la versione di Masiello era stato di tutt’altro tenore: “Alla partita – aveva dichiarato Masiello il 24 febbraio scorso, durante uno dei molti interrogatori resi prima dell’arresto di oggi – ero comunque condizionato (dall’offerta di denaro ricevuta il giorno prima da parte di emissari del Lecce, ndr) ero turbato da questa offerta che c’era stata, fatto sta che, non volendo, gli ultimi 5 minuti feci un’autorete, che può essere vista diversamente, ma non era nel mio intento causarla”. Già al tempo dell’interrogatorio del 24 febbraio i magistrati non credettero alla versione del difensore per la cui integratità fisica adesso si teme: aver venduto il derby al Lecce, con tanto di autogol volontario, e poi finire nel carcere di Bari non è il massimo della vita.
CON IL DERBY FALSATA LA SERIE A – “Quel derby Bari-Lecce ha segnato la fine dello scorso campionato di Serie A, e quindi la sua falsificazione sportiva”. La riflessione, condotta nelle prime ore di
questa mattina da uno degli investigatori di Bari, è la sintesi perfetta dell’ultimo salto di qualità fatto dall’indagine sul Calcioscommesse. Dopo mesi di indagine, infatti, la procura pugliese guidata da Antonio Laudati e i carabinieri del reparto operativo hanno infatti ricostruito nel dettaglio la “compravendita” del derby Bari-Lecce “operata da Andrea Masiello” al tempo difensore biancorosso (che per quella gara intascò 300mila euro) in complicità con alcuni esponenti della dirigenza del Lecce oltre che di molti importanti scommettitori locali.
Al di là dell’importanza simbolica e del clamore suscitato dall’idea che un calciatore possa vendersi proprio il derby, cioè la partita più importante della stagione per ogni tifoso, quella gara ha anche una fondamentale rilevanza sul piano investigativo. Perché fu proprio con quei tre punti comprati dal più acerrimo rivale che il Lecce riuscì a conquistare la salvezza, falsificando dunque l’intera lotta per rimanere in serie A. Lotta che vide alla fine soccombere una squadra di primo piano come la Sampdoria.
Ma non basta. Perché nelle giornate successive – e questo risulta agli atti dell’inchiesta di Cremona – il Lecce, ormai salvo matematicamente ebbe buon gioco a fare cassa, recuperare i soldi spesi per quel derby e forse – sospettano gli inquirenti – anche quelli dei premi per la salvezza: vendendosi al migliore offerenti un altra partita. La famosa Lecce-Lazio – quella che il pm Di Martino ha dichiarato “ufficialmente truccata” in un interrogatorio recente – con la squadra romana in piena bagarre per un posto in Europa League, posto che alla fine anche grazie a quei tre punti illegali , riuscirà a strappare. Sempre a danno di altre squadre. In relazione a quella partita, va ricordato, è indagato anche Stefano Mauri.
L’arresto di Masiello conferma dunque quanto già a febbraio in una conversazione con Repubblica aveva sostenuto il procuratore capo Di Martino: “Lo scorso campionato di serie A è stato falsato”. In quella stessa conversazione – e in molte altre successive – sempre Di Martino aveva sostenuto la necessità – per il mondo del calcio – di trovare una soluzione “straordinaria” ad un problema di dimensioni straordinarie, e aveva lanciato l’idea di un’amnistia sportiva. Idea respinta dalle istituzioni sportive con sospetta celerità (si ha forse paura del prezzo politico di una simile decisione?). Nei prossimi giorni, l’argomento tornerà di moda. C’è da scommetterci.
Fonte: Repubblica.it
La Redazione
A.F.
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