Una fatica terribile arrivare sino a sera, sino all’ora della gara. Sì, perché se per gli otto, dieci, dodicimila o chissà quanti napoletani che s’erano dati appuntamento là in Germania la partita è cominciata quando Monaco era già nell’ombra da parecchio, per gli altri, per quelli rimasti a casa, invece, il match tra i tedesconi e i giovanotti di Mazzarri si stava già giocando da almeno dodici ore. Già di buon mattino, infatti, il pallone era finito al centro d’ogni discussione ed interesse. D’ogni prima colazione e pranzo. Una lunga attesa e una lunghissima speranza. Un profumo di Champions che un po’ alla volta ha preso la città, l’ha conquistata, tra sentimenti d’apprensione, esagerazioni, ma anche qualche sicurezza in più e tanta voglia di continuare a sentirsi forti almeno in coppa.
IL FERMENTO – «Prego, il vostro caffè alla Ribery, la specialità del giorno» , si consiglia in un bar del centro di solito affidabile e severo nella scelta degli aromi. Alla Ribery? «Sissignore. Caffè amaro come amara sarà la notte per quel giocatore» , ridacchia e spiega il barista felice e contento della sua invenzione.
Ma il contagio è generale. «Stasera che si fa?». «Il Pocho come sta?». Poi c’è anche chi esorcizza la paura. «Pure se si perde non fa niente. Tanto, poi batteremo il City e vinceremo in Spagna col Villarreal». Insomma, il principio generale e condiviso è che, Bayern o non Bayern, comunque vada, sarà il Napoli a passare il turno.
CHIUSURA ANTICIPATA – Comincia lenta, poi accelera la giornata dei napoletani in attesa che cominci la partita. Già dal primo pomeriggio l’orologio del tifo sembra correre di più. Bisogna sbrigarsi. In molti uffici e praticamente in ogni negozio è stato stretto un patto tra capi e sottoposti: stasera si va a casa prima. E infatti così è. Chiusura liberamente anticipata. Restano aperti soltanto la metà dei bar e tutti i ristoranti. Quest’ultimi, però, destinati a un’altra serata di fornelli freddi. Così è. Ne parlano, ne discutono in incontri anche ufficiali i signori della ristorazione, ma poi allargano le braccia e vanno avanti rassegnati. «Il Napoli – raccontano – è la nostra gioia e il nostro dolore. Abbiamo chiesto ai rappresentanti di categoria di intervenire presso le autorità del calcio per non far giocare il Napoli di sera. Almeno, non sempre di sera». Ovvia la ragione. «Per noi quando c’è il Napoli è una sciagura vera. Nei ristoranti anche stasera ci sarà il deserto. Stanno tutti a casa. Non incasseremo niente. E’ sempre così: che sia campionato o coppa». Protestano quelli dei ristoranti, ma sanno bene che non la spunteranno. E allora via con le incentivazioni: schermi giganti e menu del tifoso quando il Napoli va in campo. Che vuol dire cena con lo sconto. Ma sino ad oggi ne ha approfittato solo chi del Napoli non se ne importa niente.
STRADE VUOTE – Ormai quasi ci siamo. Il sole se ne va e comincia ad avanzare la frenesia della partita. Da questo momento in poi bisogna fare tutto in fretta. Le diciassette. Le diciotto. Le diciannove. La città tira giù le saracinesche. Napoli chiude di nuovo per la Champions. Vola il tempo e il traffico si fa intenso in un momento, anche se la giornata ancora di mezza festa evita problemi. Insomma, stavolta non c’è rischio d’ingorghi come accaduto invece nelle “puntate” precedenti. Napoli si svuota e quando manca ormai meno di un’ora alla partita, quasi quasi si può contare chi va ancora in giro. E bar e ristoranti sono davvero sconsolatamente vuoti. E non si riempiono neppure dopo la partita. Perché nessuno ha voglia di scendere di casa. E oggi si farà pure fatica a parlare della Champions. Ma nulla è compromesso. Com’era nelle previsioni, sarà quella con il City la partita decisiva.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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