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La chiave tattica – Analisi sulla miglior gara di Benitez

NAPOLI – Segni particolari: bellissimo. E in quell’amarissimo calice in cui c’è veleno in dosi massicce, il retrogusto che s’avverte è dolcissimo. Il calcio è gioia, giocato a certi livelli di intensità agonistica e con l’interpretazione tattica del Napoli di ieri sera: Benitez lo rimette a nuovo – e verebbe da dire lo ritrova – lasciandolo inalterato, gattoperdascamente cambiando tanto ma non modificando nulla, consegnando a Mertens una corsia (la destra per lunghi tratti) e dunque risistemando gli equilibri, poi probabilmente intervendo nella testa (e sulle distanze).

E’ la miglior espressione del semestre di Benitez, è un palleggio mai scontato, con spostamento dell’avversario e poi cambiamento; con reparti cortissimi, che quasi si palpano, e che dunque possono rubare e ripartire, assecondando quegli indiavolati che là davanti non dànno punti di riferimento, affondano e tagliano. Il Napoli c’è, in tutta la sua splendida idea di calcio europeo, viene fuori addirittura in maniera esplosiva alla distanza, quando Benitez decide di ritoccarlo non nell’anima – quella è immutabile – ma nei connotati, infilando Insigne (a sinistra), lasciando Mertens a destra e poi suggerendo a Callejon di starsene alle spalle di Higuain e di far male assieme a lui. Il 2-0 è un concentrato di variazioni sul tema (non solo offensivo, ma anche difensivo) ed è pure la riedificazione dell’immagine di un Armero che spinge e copre (e vabbé che sbaglia un gol), di un Fernandez che si ripulisce giocando semplice, smettendola di scavalcare il centrocampo proprio e quello avversario. Ci sono bagliori di respiro internazionale ed una brillantezza anche atletica che rimuove le perplessità fin qui emerse, c’è soprattutto lo scheletro d’una squadra che sa come imporsi ad un avversario che le è tecnicamente superiore. E nell’amarezza d’una nottata che è dura da far passare ed è indigesta assai, il Napoli offre la consapevolezza di essere entrato nel cuore del laboratorio, forse anche di se stesso, e di aver trovato la chimica giusta per prendersi il futuro per divertire, per divertirsi.

Fonte: Il Corriere dello Sport

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