La sfiducia e lo scetticismo sono ormai una tale fitta coltre di nebbia attorno a André Villas-Boas da autorizzare qualsiasi pettegolezzo. Come l’ultimo in ordine di tempo, secondo cui nell’intervallo della gara di Coppa d’Inghilterra – con il Chelsea sotto di un gol contro il modesto Birmingham City – sarebbe stato Didier Drogba a prendere la parola per sferzare la squadra. Il tecnico ha poi smentito ma la storiella è comunque circolata sui giornali senza che nessun giocatore si prendesse la briga di smentirla. Perché se non è stato ancora dichiarato l’ammutinamento, regna comunque il gelo nello spogliatoio del Chelsea. I rapporti tra l’ex tecnico del Porto e i giocatori sono ormai ridotti all’osso. Così distanti le parti da spingere lo stesso Villas-Boas, alla vigilia dell’ultima uscita, ad ammettere che più di un giocatore ha « perso fiducia nel progetto ». Un’ammissione che nelle intenzioni dell’enfant prodige avrebbe dovuto costringere i giocatori ad uscire allo scoperto ma che potrebbe creare una spaccatura insanabile. Perché Villas-Boas non può contare sul sostegno del pubblico, mai pienamente conquistato dai suoi modi un po’ snob. Anche così si spiega l’invocazione nostalgica che sabato lo Stamford Brdige ha tributato allo Special One. Perché nonostante siano ormai passati cinque anni dal suo addio, José Mourinho resta il beniamino dei tifosi blues. Il più amato, rimpianto, invocato nei momenti di difficoltà. Come l’attuale. In Premier League i sogni di vertici sono stati accantonati ormai da tempo, a -17 dal primo posto del Manchester City. Il Chelsea dovrà accontentarsi di un posto di rincalzo. Ovvero della quarta piazza, utile alla prossima Champions League. Ma dopo aver raccolto solo tre punti degli ultimi 12 a disposizione (due vittorie nelle ultime 10 partite), non solo i blues sono stati agganciati dall’Arsenal ma ora devono guardarsi anche da Newcastle e Liverpool, minacciosamente vicine. Tante le cause di una stagione così deludente, dagli infortuni all’usura di una rosa arrivata al capolinea anagrafico. E poi, il mercato limitato dalla necessità di mettere ordine nel bilancio, l’ennesima polemica che ha investito John Terry (accusato di razzismo) e l’inesauribile digiuno di Torres. Contro il Birmingham è arrivato a 20 partite senza gol, la sua ultima rete risale ormai a metà ottobre, in Champions contro il Genk. Quasi fosse vittima di un sortilegio malefico. Poi arrivano le responsabilità di Villas-Boas. Preceduto dalla fama di nuovo Mourinho, reduce dalla trionfale stagione col Porto, il suo arrivo è stato accompagnato da un sovraccarico di aspettative che ora però rischia di schiacciarlo. Il giorno della sua presentazione aveva promesso spettacolo e vittorie, un Chelsea sempre all’attacco. Sconfessando così un impianto tattico, che dai tempi di Mou fino a Carlo Ancelotti aveva fatto dell’equilibrio e della solidità difensiva i suoi punti di forza. Così l’iniziale scetticismo della squadra è degenerato nei mesi successivi in aperta sfiducia. « Ma non sono preoccupato se i giocatori non condividono le mie idee – ha aggiunto il portoghese – l’unica persona che deve essere dalla mia parte è Abramovich. E so che la sua fiducia è incondizionata ». Sicurezze smentite sia dai bookmakers, che lo indicano come prossimo manager ad essere esonerato, che dai rumors attorno alla società. Un passo falso con il Napoli quasi certamente gli sarebbe fatale. Se è vero che il patron russo lo ha strappato a suon di milioni dal Porto (solo 15 di indennizzo) sull’onda di un’innamoramento estivo, presto l’infatuazione è declinata in continue richieste di incontri e chiarimenti.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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