Lo stato di grazia di Lorenzo Insigne è tutto racchiuso nei sorrisi che regala. «Per me il 2012 è stato importantissimo, oltre che fondamentale a livello di crescita. Ho conquistato la serie A con il Pescara, sono arrivato nella squadra dei miei sogni e faccio parte anche del giro della Nazionale. Saluto gli ultimi dodici mesi come i più belli della mia vita, non riesco ad immaginarne uno migliore però non mi fermo. Vado avanti. Solo così posso sperare in un futuro ancora più eccitante. Voi dite scudetto? Io dico che anche la zona Champions va bene».
Insigne a San Siro è riuscito a incantare tutti, a farsi consacrare come una certezza. Altro che semplice promessa. «Merito dei compagni ma soprattutto di Mazzarri. La serie A è tutt’altra cosa rispetto al torneo cadetto, è più difficile, c’è grande applicazione per la tattica e i ritmi di gioco sono elevatissimi. Mi piace segnare, certo, è il mio mestiere, ma vi giuro che mi gratifica maggiormente mandare in gol i miei compagni». Poi il Magnifico, il ragazzino che arriva da Frattamaggiore e che quando parla sembra sempre chiedere il permesso, si lascia finalmente andare. «Gli ultimi sei mesi mi hanno trasformato come calciatore, ora non mi sento un titolare fisso ma ho capito che nel Napoli non esistono gerarchie. In tutti i sensi. Siamo una grande squadra, non ci manca niente».
Sembra una frase gettata lì, quasi per caso, ma non lo è. Basta ricordare i suoi pensieri di qualche tempo fa, quando il piccolo fenomeno diceva che in fondo gli bastava essere nella rosa del Napoli, della sua squadra del cuore. Ovvio, normale, che non sia così. Insigne ha tanta umiltà ma è anche ambizioso, molto. Con quel piede destro, in fondo, sarebbe un vero peccato non esserlo.
Nel giorno della presentazione del calendario ufficiale del Napoli alla Stazione Marittima, in collaborazione con Msc Crociere, oltre a Lorenzo c’è anche lo svizzero che in pochi mesi ha preso il posto di Gargano nel centrocampo azzurro. E Valon Behrami prova a scacciare i fantasmi della penalizzazione. «Vogliono darcela? Facciano pure, abbiamo già regalato tanti di quei punti…», glissa provando a concentrare le attenzioni solo sulle imprese sul campo. «Insigne dice che non dobbiamo mollare lo scudetto? Nessuno molla niente, credo però che sia più alla nostra portata la qualificazione alla zona Champions».
Il vero problema, semmai, è la squalifica di Paolo Cannavaro. «Una squadra ne vien fuori se al suo interno ha giocatori forti e dalla grande personalità. E tutti i miei compagni hanno gli attributi. Certi argomenti possono dare fastidio – conclude l’ex della Fiorentina – e far saltare gli equilibri di uno spogliatoio. Così come, invece, può rafforzarne lo spirito e rendere più compatto un gruppo come è accaduto a chi sta meglio di noi in classifica». Ovvio che il riferimento è all’allenatore della Juve, Conte.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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