Se la spending review tocca il calcio, il risultato può essere sorprendente. Ora che la crisi mondiale ha chiuso i rubinetti a molti club, per necessità ancor prima che per strategia, sono diverse le società ad investire sui giovani. La strada da fare però è ancora lunga. In un recente studio del Cies Football Observatory (autorevole centro studi svizzero), il nostro campionato è all’ultimo posto in Europa per percentuale di calciatori cresciuti nei vivai nazionali e ora impiegati nella prima divisione nazionale. Lo studio si riferisce all’inizio di questa stagione e analizza i 31 campionati migliori dell’Uefa, prendendo in considerazione i calciatori che tra i 15 e i 21 anni hanno disputato almeno tre stagioni nello stesso club. Trentunesima su trentuno nazioni, in Italia solo il 7,8% dei giovani ha avuto spazio in A. Prima è la Slovacchia col 40,3%, mentre per le grandi la palma d’oro va alla Spagna (25,6%), seguita da Francia (21,1%), Inghilterra (17,5%) e Germania (14,7%). Di fatto, tutte molto lontane da noi.
ANNO NUOVO, VITA NUOVA — La consacrazione dei vari El Shaarawy, Destro, Lorenzo Insigne, Immobile, Florenzi ha portato in trionfo il lavoro dell’Under 21 e dato il via a un’inversione di tendenza, mentre le prime due giornate del 2013 hanno esaltato la qualità degli Under 19 di Alberigo Evani (c.t. anche dell’Under 18), che ha visto tre suoi ragazzi debuttare in A. Il Palermo ha lanciato Giulio Sanseverino, il Napoli Roberto Insigne, l’Inter ha dato una maglia da titolare a Marco Benassi, per la Gazzetta il migliore in campo col Pescara insieme a Palacio: tre classe ’94, pionieri di una rivoluzione che sembra inevitabile e che Evani stesso è pronto ad abbracciare: “Quando sono arrivato in federazione sembrava impossibile immaginare di vedere titolare in A un Under 19 mentre oggi applaudire la personalità di Benassi. I club devono credere di più nei giovani”. Evani non si stupisce. Lui Benassi lo conosce bene, pregi e difetti: “Marco è bravissimo in fase di interdizione, di applicazione e nei tempi di inserimenti. Ha tutte le qualità del centrocampista moderno, deve migliorare nella regia e nei tempi di gioco, ma è pronto per grandi palcoscenici”. Stesso discorso per Roberto Insigne: “Talento puro, mancino, imprevedibile nell’uno contro uno, se migliora il movimento senza palla diventa devastante”. La prima di Sanseverino, invece, ha sorpreso anche lui: “Credo sia stato un po’ più casuale degli altri, non per demeriti, ma per l’emergenza del Palermo. È generoso, umile, un gran corridore. Deve migliorare sul breve e affinare la tecnica”.
CODICE ETICO — Umiltà, disponibilità, sacrificio. Parole chiavi nel vocabolario calcistico di Evani e di tutto il club Italia, da Prandelli fino a Rocca, che sul codice etico non transige: “Viene prima l’uomo del calciatore – racconta Evani -. Un ragazzo umile, disponibile, corretto, ha più possibilità di emergere. La testa in questo sport è fondamentale, per fare la differenza bisogna sempre allenarsi al cento per cento”. Chi sbaglia non viene cacciato, ma “invitato a riflettere – spiega Evani -. L’obiettivo deve essere comune, non puoi comportarti male nell’Under 15 o 16 pensando che poi c’è la 18 o la 19 per tornare nel giro azzurro. La maglia della Nazionale è unica è va sempre onorata”. Il concetto trova maggior forza nell’esempio di due Under 18, Petagna e Cristante. Evani racconta: “In passato hanno commesso errori, hanno capito e sono tornati con motivazioni enormi. Nell’ultimo torneo in Russia sono stati tra i migliori della mia Under 18: applicazione, sacrificio, personalità e gol. Adesso sono ragazzi pronti per stare nel gruppo della prima squadra del Milan e crescere ancora”.
LAVORO TATTICO — È cambiato anche il modo di lavorare. Evani, come Prandelli, punta forte sul possesso palla: “Il nostro calcio è cambiato, non più difesa e contropiede ma bisogna essere in grado di proporre e imporsi. Il possesso palla è fondamentale, come la forza fisica e la tenuta atletica. Ho un gruppo molto valido, possiamo puntare alla qualificazione all’Europeo di luglio”. Magari con volti nuovi da lanciare in A: “Se devo fare un nome dico Alessio Romagnoli della Roma: 17 anni e una personalità fuori dal comune, unico Under 18 che ho voluto nel gruppo dei ’94. E in più è nelle mani di Zeman, certificato di garanzia. Entro fine stagione sono certo che debutterà in A”.
Fonte: Vincenzo D’Angelo per “La Gazzetta dello Sport”
La Redazione
C.T.
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