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La beffa di Aronica, crisi dietro l’angolo

Salvatore Aronica è un fedelissimo di Walter Mazzarri. Si sono conosciuti a Reggio Calabria, negli anni delle miracolose salvezze, e si sono ritrovati tre anni fa a Napoli. Mazzarri, che ieri ha subito la terza espulsione in questa stagione (dato preoccupante), aveva sempre schierato Aronica da titolare ma all’inizio di questo campionato ha deciso di impiegare da centrale mancino prima Britos e poi Gamberini. Ieri ha concesso a Totò, che anche fuori dal campo fa coppia fissa con il capitano Cannavaro ed è personaggio influente nello spogliatoio, una manciata di minuti. Si sono rivelati fatali.
È stato questo trentaquattrenne difensore, riconfermato su richiesta dell’allenatore, a regalare a Sansone il pallone del pareggio al 91’ e a far sfumare la vittoria sul Torino nonché l’avvicinamento a Juve e Inter. Questo errore di Aronica – grave, commesso da un calciatore che sembrava avere la testa altrove e non sul campo di gioco – è stato determinante. Ma prima c’è stata una squadra che non è riuscita a chiudere la partita, piazzando il secondo gol, e ha rischiato tanto contro il Torino, stordito dopo appena sei minuti dalla rete di Cavani, che aveva approfittato dello sbaglio del portiere Gillet per l’1-0.
È stato lo stesso copione della partita alla quale i tifosi azzurri – legittima la loro delusione – avevano assistito già otto giorni fa, contro il Chievo, altra squadra che non ha grandi ambizioni. Ma in quella partita il Napoli era riuscito a difendere il gol di Hamsik. Ieri non ha fatto altrettanto dopo quello di Cavani, tornato in campo brillante più che mai: non sempre può bastare il Matador.
Dopo il ko sul campo della Juve, il Napoli ha rallentato: 4 punti (l’1-0 sul Chievo e l’1-1 con il Toro) nelle quattro partite tra campionato ed Europa League. Alcuni giocatori sono in calo fisico, d’altra parte la prima gara ufficiale è stata giocata l’11 agosto a Pechino, sfida con la Juve in Supercoppa, e infatti anche i bianconeri non sono particolarmente tonici in questa fase.
Mazzarri ha evidenziato le ingenuità dei suoi uomini, però è opportuno andare oltre e chiedersi perché avversari di medio-modesto livello facciano soffrire il Napoli in casa sua: prima il Chievo, poi il Torino. La squadra ha penato contro i veronesi e l’Atalanta per l’assenza di Cavani. Ieri, problemi senza Inler (fuori per turnover e schierato nel finale) e Zuniga, infortunato e sostituto da un imbarazzante Dossena.
Giovedì gli azzurri sono attesi al San Paolo dal quarto match di Europa League contro il Dnipro: andasse male questa partita, sarebbe vicina l’eliminazione. E poi riprenderà il campionato, che ha visto sabato l’Inter avvicinarsi alla Juve e ieri la Fiorentina del napoletano Montella – apprezzato già nella scorsa stagione a Catania – sorpassare la Lazio e avvicinarsi al terzo posto occupato dal Napoli, al momento staccato da Juve e Inter. Serve un segnale forte, anche da parte di Mazzarri, allenatore di esperienza e carattere, che aveva giudicato questa squadra potenziata rispetto allo scorso anno, con due giocatori per ruolo. Devono evidentemente ancora esprimere le loro qualità.
Intanto, la straripante vittoria dell’Inter a Torino ha attenuato il generale senso di fastidio e preoccupazione per errori arbitrali che sembrano andare in un’unica direzione. Ma come hanno fatto Tagliavento e il suo team a non accorgersi del fuorigioco di Asamoah sul gol di Vucinic e del fallaccio di Lichsteiner, da punire con il cartellino rosso? C’è voluto un avversario dalle straordinarie risorse tecniche e fisiche per battere la Juve, senza disconoscere i meriti degli uomini di Conte, perché non si realizza una serie così lunga senza sconfitte per caso o favori degli arbitri. La questione resta delicatissima e ieri l’ha nuovamente sollevata Moratti.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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