Khvicha Kvaratskhelia, attaccante del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni della UEFA: “Per me era difficile credere che avrei giocato la Champions League, ma anche il fatto che avrei giocato in una squadra del genere, a me sembrava un sogno. Quando ho analizzaro tutto e capito che avrei giocato a questo livello, mi sono detto che dovevo prepararmi diversamente alle partite e che dovevo abituarmi ad un altro tipo di lavoro. Penso di aver affrontato tutto bene e di essermi adattato velocemente. Serie A? E’ diversa dagli altri campionati, qui ci sono calciatori tecnici, veloci e soprattutto eccellenti sia in fase difensiva che in fase offensiva. Forse la differenza principale sta proprio nella velocità del gioco. Kvaradona? All’inizio mi sembrava incredibile sentire associato il mio nome a Maradona e non me l’aspettavo, ma mi ha dato una grande spinta. Non sapevo come reagire: dire ‘grazie’ o fare qualcos’altro? Ora a poco a poco mi sto abituando e devo dire che mi rende felice essere paragonato a un giocatore del genere, è una cosa incredibile. Tifosi del Napoli? Qui la gente vive per il calcio e questa è la cosa che più mi ha sorpreso. Non esco spesso, ma quando salgo e scendo dall’auto mi rendo conto che questa città vive di calcio. Amano il calcio, Maradona è un idolo, che è ovunque tu guardi: lo trovi sui finestrini di un taxi e non solo e tu dici ‘Eccolo, Dio’. Qui la gente respira il calcio. Papà Badri? Mi ha sempre supportato. I suoi consigli sono stati sempre molto utili. Mia madre invece mi accompagnava sempre agli allenamenti e aspettava fino alla fine. I miei genitori hanno avuto un ruolo fondamentale per la mia carriera. Dinamo Batumi? I due mesi lì mi hanno restituito l’energia perda. I tifosi presenti allo stadio hanno creato un’atmosfera meravigliosa. Sarò sempre grato al club e ai dirigenti. Si sentiva che la gente voleva tornare allo stadio, tant’è che in molte partite c’è stato il tutto esaurito. Un’atmosfera così mancava da tempo nel calcio georgiano. I tifosi sono importanti, senza loro è difficile trovare motivazione. In Georgia ci sono buoni calciatori che possono progredire e diventare ottimi giocatori. Il mio invito verso tutti è di andare a vedere le partite della Dinamo e spingere la squadra, perchè il supporto dei tifosi conta tanto per tutti, ovunque si giochi. i primi tempi? Ho iniziato nel 2011, con Andres Carrasco a capo dell’Academy e lui mi ha aiutato molto. E’ sempre stato gentile con me, è un vero professionista. Poi quasi dopo tutti gli allenamenti giocavo a calcio per strada per altre 3-4 ore. Era difficile all’epoca immaginare che sarei diventato un calciatore professionista perché non è facile in un paese così piccolo riuscire a farsi strada. Ora gioco in uno dei migliori campionati al mondo, sono felice. La maglia numero 77? E’ stata una scelta condivisa con il mio agente, anche se lui per me più che agente è un membro della mia famiglia. Lo conosco da quando avevo 14 anni e i numeri di maglia li scegliamo sempre insieme. Il mio numero preferito è il 7, così abbiamo deciso per il 77. Cosa faccio nel tempo libero? Non ne ho molto, ma quando capita mi rilasso parlando con gli amici, leggendo qualche libro o guardando un film. La mia serie preferita è Prison Break. La sto guardando anche adesso, per la terza volta, perché mi piace davvero tanto. Di recente ho finito anche l’ultima stagione di Stranger Things”.
