Sette giornate, cinque uomini: Koulibaly, David Lopez, Callejon, Insigne e Higuain. Bravi tutti, certo, è sempre la squadra a vincere e perdere, però la rinascita del Napoli è passata soprattutto attraverso l’evoluzione tecnica e psicologica di questi cinque uomini: due sorprese, figli legittimi di un mercato firmato da Rafa il manager, e poi tre big.
LA SCOSSA. E allora, l’appello prima del Verona: «Sono i nostri leader a dover fare la differenza: tocca a Maggio, Albiol, Hamsik, Insigne, Higuain e Callejon guidare la squadra nei momenti difficili». Il tempo di una dormita e il giorno dopo finì così: 6-2, con tris di Higuain, doppietta di Hamsik e stoccata di Callejon. Un caso? No: perché il ritmo-scudetto del Napoli delle ultime sette giornate è il frutto delle sinfonie suonate proprio da loro. Con le sorprese di nome Koulibaly e Lopez. Capitolo big: decisamente sottotono, dopo l’eliminazione dalla Champions, e alcuni proprio stritolati dalla sindrome di Bilbao. Irriconoscibili Albiol e Higuain, nervoso Insigne, a disagio Hamsik e Maggio, a mezzo servizio Callejon; un mix tremendo insieme con gli infortuni di Ghoulam, la confusione di Koulibaly, l’intermittenza di Mertens, Zuniga, Inler e Jorginho e il noviziato di Lopez. Poi, la quadratura: il Pipita si sblocca, Callejon dimentica l’estate e il mercato, Insigne torna sereno e incanta, Koulibaly diventa il padrone e Lopez conquista i galloni con ordine e tanto fisico. Et voilà: scacco in cinque mosse e ritorna il devastante Napoli della stagione precedente. Fermo restando un vizietto pericoloso: tante occasioni fallite.
MENTE E CORPO. Alchimie e magie? Nulla di tutto ciò: soltanto la fiducia ritrovata. Tipo: Higuain era un campione anche quando non segnava, solo che adesso vola. E come lui anche gli altri. Le altre chiavi: Koulibaly lo è della difesa, migliora di partita in partita e domina; il gagliardo Lopez, semplicità di gioco e grinta, è diventato il mediano-diga più impiegato; Callejon combina attacco e difesa da grande, e nel frattempo si diverte a recitare da capocannoniere d’Italia; Insigne ha regalato giocate di classe e un sacrificio da operaio che, tatticamente, a Rafa mancheranno tantissimo. E ora? Bisogna rivedere il micidiale Mertens di qualche mese fa, un Hamsik più incisivo e ritrovare al volo anche l’equilibrio spezzato con il legamento di Lorenzo. Mica facile. Ma questo Napoli ha imparato a stupire.
Fonte: Corriere dello Sport
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