È già imponente (195 cm per 89 chili) ma vuole diventare anche importante. Kalidou Koulibaly è una delle tante scommesse che Rafa Benitez vuole vincere. È bastata una sola telefonata, nello scorso gennaio, del tecnico spagnolo per affascinare il difensore centrale francese che non si è fatto ripetere una seconda volta l’invito di quello che lui stesso definisce il «Professore». Di calcio, ma anche di vita.
Koulibaly sembra già pronto a dare battaglia in un Napoli che aveva bisogno di altezza e potenza in difesa. Ecco le verità, i segreti e le certezze di uno dei nuovi idoli dei tifosi napoletani.
Koulibaly dove ritienere di poter rendere di più in difesa?
«Al centro, ma posso essere utilizzato anche sulle fasce. Gioco con entrambi i piedi. Per me non ci sono problemi».
Da Genk a Napoli: con quali difficoltà?
«Fino a questo momento nessuna. Mi sono ambientato nel migliore dei modi. Grazie a dei compagni eccezionali come Jorginho, Mesto e Hamsik».
Dopo nemmeno un mese Kalidou già parla e capisce abbastanza bene la lingua italiana…
«Sì, merito di Jorginho, mio compagno di stanza in ritiro, che mi fa lezione».
Ma quelle più importanti sono sicuramente sul campo…
«Benitez è un grande allenatore, un vero e proprio “professore”, non solo di calcio ma anche di vita».
Quali sono stati finora i consigli più importanti che le ha dato?
«Mi sta facendo allenare molto sia tatticamente che tecnicamente. Grazie anche ad Albiol, con il quale gioco spesso in coppia, sto perfezionando il senso della posizione. Tecnicamente Rafa mi spiega come devo intervenire sul mio avversario».
Koulibaby è fin troppo potente, forse potrebbe correre seri rischi nella sua area di rigore…
«So benissimo che gli attaccanti che giocano nel campionato italiano sono molto furbi… Ma io non cambio il mio modo di difendere. Benitez mi sta allenando molto sull’anticipo e sulla velocità. Non è necessario il contatto fisico per fermare un avversario».
Qual è il segreto di Benitez?
«Punta molto sul gruppo, è giustamente convinto che le capacità dei singoli devono essere finalizzate alle varie fasi del gioco. Per questo anche quella difensiva deve essere sempre curata, modulata».
Una qualità di Rafa.
«Personalmente vedo che con me investe e dedica più tempo rispetto agli altri giocatori. Non solo perché sono nuovo, ma anche perché lui stesso da giocatore era un difensore centrale. Mi capisce di più e anche io comprendo meglio quello che lui vuole da me».
Quale caratteristica del difensore centrale deve essere migliorata in Koulibaly?
«Benitez mi addestra molto sul gioco aereo, sui colpi di testa. Si tratta di situazioni delicate, soprattutto sui calci piazzati. La scelta di tempo e la precisione al momento dello stacco da terra rappresentano dettagli che vanno continuamente perfezionati».
Da Genk a Napoli, si diceva. Due realtà calcistiche decisamente differenti…
«Nella mia pur breve carriera sono sempre stato abituato a essere titolare. Mi rendo conto che qui al Napoli questo sarà più difficile, ci vorrà del tempo per ottenere questo risultato».
Come bisogna comportarsi in un caso del genere?
«Tutto dipende dalle scelte e dalla volontà dell’allenatore. Quindi bisogna apprendere tutti gli insegnamenti nel minor tempo possibile. Poi è necessario farsi trovare pronti. Il calcio, spesso, è imprevedibile».
L’effetto Napoli città: Kalidou come si è ambientato?
«Alla grande! Anche se sono rimasto veramente impressionato nel vedere 2-3.000 tifosi agli allenamenti, anche qui a Dimaro. Non mi era mai capitato ma, soprattutto, non pensavo che potesse accadere…»
Quando era a Genk, Koulibaly che idea si era fatto del Napoli? Conosceva già qualche giocatore che poi sarebbe diventato suo compagno di squadra?
«Sapevo perfettamente che si trattava di una squadra di rango, di una squadra fra le “top” in Europa. Contro Zapata avevo già giocato. Hamsik, Insigne, Maggio li conoscevo già di fama».
Che cosa impressiona dell’organico degli azzurri?
«Che ci sono tantissimi nazionali (18 quelli che hanno partecipato ai Mondiali brasiliani; ndi). La qualità è eccezionale, c’è solo da imparare in una squadra come questa».
Anche Koulibaly presto sarà nazionale francese?
«Lo spero. Finora non ho mai semtito Deschamps… Ma prima di pensare alla Francia, intendo concentrami ai massimi livelli sul Napoli».
Non solo campionato: c’è anche la Champions League da affrontare e onorare quanto più è possibile.
«Certo. Ma non mi spaventa questo nuovo palcoscenico perché, comunque, io ho già giocato in Europa League. Poi, secondo me, il calcio è sempre uguale, si gioca sempre allo stesso modo. Tutte le partite meritano impegno anche perché il risultato è sempre importante».
Il Napoli rappresenta un punto di arrivo nella carriera di Koulibaly?
«Certamente si tratta di un momento di grande crescita, di maturazione completa. Si tratta della migliore squadra e del contesto più positivo dove potessi arrivare per fare il salto di qualità definitivo come calciatore».
Il razzismo è un argomento sempre di grande attualità nel mondo del calcio. Cosa ne pensa Kalidou?
«Si tratta di un fenomeno che c’è sempre stato e c’è ancora. A me, sinceramente, non è mai capitato di essere insultato… Ma se dovesse accadere farei di tutto per tutelarmi».
Fonte: Corriere dello Sport
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