Una risata vi seppellirà: e mentre intorno (o altrove?) lo stress da prestazione diviene un inno al senso d’appartenenza, quell’omone che afferra la tensione e la schiaccia con allegria sa perfettamente essere rigorosisssimo però senza mai prendersi eccessivamente sul serio. Borussia Dortmund-Napoli è la partita della vita o anche un carico di pressione da manipolare con cura: e in quella vigilia in cui i volti sono espressioni (e un po’ maschere) e il buonumore resta una condizione esistenziale, c’è un senso effettivo di leggerezza che condisce una conferenza stampa infarcita di Jurgen Klopp, della sua capacità di sdrammatizzare, di gioire d’un calcio che è ben altro che tormento, di divertirsi un mondo pure nel lanciare qualche avvertimento a Wenger: «Il destino è nelle nostre mani. E da quando è stato sorteggiato il girone, sappiamo che questo sarebbe stato un raggruppamento appassionante. Dipende da noi fare in modo che all’utlima l’Arsenal non mandi al San Paolo la sua terza squadra e non comincino le vacanze di Natale».
LA GAG – O forse, chi può dirlo?, sono proprio situazioni del genere nelle quali bisogna camuffarsi: squilla un cellulare, dimenticato sul tavolo, e Klopp lo manipola, chiede chi sia il proprietario, gli fa i complimenti: «Funziona». Ma poi è il momento di calarsi nella realtà, smettendola d’ignorarla, di ripensare a ciò ch’è stato, alle tre sconfitte consecutive (Wolfsburg, Arsenal, Bayern), il primo ciglio d’un burrone chiamato crisi e preso a pallate dialettiche anche con qualche smorfia che fa assai scena e sottolinea la statura – e la vocazione – d’un uomo destinato ad essere personaggio: «Descrivere i nostri momenti tocca a noi. E’ vero che siamo reduci da una serie di insuccessi, ma la pausa internazionale ha consentito a qualcuno dei miei di vincere. Non è una situazione drammatica. E se giochiamo male, potremmo aiutare il Napoli. Ma se giochiamo bene, sarà un’altra vicenda. Noi non abbiamo perso per niente la nostra fiducia».
NOI E LORO – E allora, a quel punto, c’è da chiedersi chi se la passi peggio, se quella macchina quasi perfetta ch’era il Borussia, o se quel Napoli che all’andata afferrò il palcoscenico e lo tenne tutto per sé: «Anche il Napoli è reduce da un kappaò. E allora, se vi va bene, si potrebbe anche parlare di un duello tra due squadre in crisi. Benitez sa che a far la partita saremo noi. E quanto all’Italia, paese bellissimo, di cultura, con una lingua accattivante. Ma ho firmato il rinnovo, un giorno…». Sorridete, gente.
Fonte: Corriere dello Sport.
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