L’immagine di Klopp che lascia il Signal Iduna Park a piedi, mi ha fatto fare un balzo indietro di almeno quindici anni. Sveglia alle sei del mattino, colazione veloce con latte e fette biscottate e corsa in macchina dove mi aspettava papà più entusiasta che mai. Direzione, campo Mellino ai Camaldoli. Si giocava contro il Giugliano, categoria esordienti B. Risultato finale 0-0. Una partita bloccata, noi che non volevamo perdere e loro primi in classifica. Verso la mezz’ora del primo tempo ebbi una clamorosa occasione di portare i miei in vantaggio: porta quasi sguarnita, tiro scagliato dal limite dell’area e pallone che si stampa sul palo prima di esser recuperato dal portiere. Una delusione infinita in quel gelido mattino di gennaio, mitigata appena dagli applausi di mio padre. Gli altri genitori mugugnavano, qualcuno mi offendeva; eppure rimasi in campo per tutti i 90′. Quel campionato lo concludemmo da ultimi e decisi di abbandonare il “calcio giocato”. Non che sia stata una gran perdita, ma la delusione era tanta. Non per i risultati ottenuti, tuttavia per l’ambiente esterno. Quello stesso ambiente che Jurgen Klopp troverebbe in Italia. Qui si bada al risultato, immediato. Non esistono progetti a lungo termine; quelli si fanno solo con le chiacchiere. In Italia soffre una personalità forte e vincente come Benitez, figurarsi una figura come il tecnico tedesco. Un allenatore che si incammina con lo zaino in spalla, è roba d’altri tempi. È figlia di un calcio che in Italia non vivremo mai. Impianti di gioco vecchi, dirigenti di calcio vecchi, un presidente Ta…vecchio. Non c’è fiducia nei giovani, non c’è fiducia nelle idee considerate troppo “rivoluzionarie”. Basti pensare che la “mentalità vincente”, quella finalizzata al risultato immediato, viene inculcata ai futuri calciatori sin da ragazzini: spesso sono i mister ad ordinare “palla lunga e rinvio dalla difesa”; peggio fanno i genitori litigando sulle tribune e protestando con i giornalisti per un voto contrario. In Germania vige un’altra mentalità, quella che muove direttamente dall’orgoglio: più mi ferisci e più mi rialzo. Fronte comune e rinascita nazionale. Dopo lo scandalo che coinvolse gli arbitri nel 2005, e l’umiliazione subita ad euro 2000, la federazione tedesca ha promosso un piano di ristrutturazione, basato sulla creazione dei vivai e la nascita di impianti sportivi di proprietà: tranne isole felici come Milan, Inter, Roma ed Atalanta, non esistono altre società che puntano seriamente sui vivai, o come Juventus e Sassuolo, dotate di impianti sportivi propri. In Italia scandali come quello legato ai passaporti falsi, calciopoli ed il calcioscommesse, sembrano non aver minimamente intaccato il pudore di una classe dirigente, vetusta e presuntuosa. In Germania se un calciatore sbaglia, viene rincuorato dagli stessi tifosi: qui vieni insultato in strada (Pjanic) o crocefisso in pubblica piazza. Qui, alcune frange di tifosi bloccano le partite (derby capitolino del 2004), o costringono i tifosi a consegnare le magliette (Genoa, aprile 2012); poi ci sono altri che vengono criminalizzati dalle tv, ma questa è un’altra storia. Anche in Germania, e proprio il Borussia di Klopp, ultimo in classifica, veniva invitato dai tifosi sotto la curva a dare di più, a fare meglio. Riscatto immediato e balzo fino al 10° posto in classifica. Era il 5 febbraio 2015.
Il caso Parma è l’ultima vicenda di un malcostume tutto italiano, un calcio malato che andrebbe curato e sanato. Una rinascita verticale, dai vertici alle periferie del tifo. Impensabile poter competere con le big europee e crescere in campo internazionale, con sole entrate economiche legate alle pay tv. Serve tempo ma sopratutto voglia. Ai malinconici e ai sognatori non resta altro che l’invidia: la Championship e la Ligue one inglese si giocano in piccoli gioiellini; in Serie A assistiamo a stadi colabrodo (San Paolo) e terreni di gioco vergognosi come il Bentegodi.
Qui ritorna prepotente l’immagine di Klopp, con lo zaino in spalla e mille idee per il futuro. Quelle che mancano in Italia.
Una foto.
Un illusione.
Un’isola che non c’è.
Fortuna che oggi e giovedì, il campo è prenotato alle 22. Chi viene?
Francesco Gambardella
Il difensore dello Stoccarda, Timo Baumgartl, incoraggiato dai tifosi dopo un erroraccio contro il Borussia Dortmund:
https://www.youtube.com/watch?v=9wV–89GiZw
L’ex capitano del Chelsea Frank Lampard, ora al Manchester City, segna proprio alla sua ex squadra. Gli appalusi a fine gara sono da brividi:
https://www.youtube.com/watch?v=rjewm1ub8fo
Borussia Dortmund, ultimo in classifica. I calciatori sono chiamati sotto la curva a dare di più:
https://www.youtube.com/watch?v=_aAeVlACFzg
Marco Rossi, capitano del Genoa, è chiamato dai tifosi a consegnare le magliette di tutti i calciatori:
Pjanic criticato dai tifosi:
foto: di Massimiliano Nerozzi per, La Stampa
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