Gioca con le traduzioni dell’interprete citando Adriano Celentano – che ascolta -, ma in fin dei conti è lui, Jurgen Klopp, l’allenatore-molleggiato della prima vigilia Champions. Almeno per le espressioni: una gamma completa di sorrisetti, risate, facce e faccine di ogni tipo, accompagnate sempre dalle parole giuste. Uno spettacolo in piena regola; negli States, one man show. Uber alles, dalle sue parti: al povero Sahin, prescelto per accompagnare il tecnico nella chiacchierata della vigilia, non restano che due risposte due per un totale di mezzo minuto di gloria. Tutto il resto è lui, l’istrione della panchina con gli occhiali alla moda, il marchio del vincente, la battuta fulminante e la cultura del calcio: «Giocare nello stadio di Maradona è un’emozione incredibile» . E pensare «Contattato prima di Benitez. Grande emozione giocare nello stadio di Diego Azzurri da temere»che, se solo
avesse voluto, la panchina del Napoli sarebbe stata sua: «Sì, sono stato chiamato prima di Rafa» .
SFIDA PERSONALE – E allora, Jurgen il grande. Un tipo che fa storia a sé e che ha inventato uno stile, un modo di essere e fare con tanto di copyright, oltre ad aver messo insieme una squadra formidabile. E guai a chi la tocca. «Benvenuti alla conferenza di presentazione del Bayern?» . Klopp spalanca gli occhi gelato – ma anche divertito – dinanzi all’involontario colpo basso del solito interprete: lapsus e primo round di una sfida personale a tratti davvero esilarante. Risate. E poi la serietà dell’allenatore vicecampione d’Europa: «Siamo molto curiosi di capire cosa potremo e sapremo fare, a partire dalla gara con il Napoli: loro giocano un calcio molto vivo, e anche l’atmosfera e il tifo avranno un ruolo importante. Dovremo restare il più concentrati e compatti possibile fino all’ultimo istante» .
TE DIEGUM – L’atmosfera del San Paolo: un concetto che Klopp ripete e sottolinea di continuo, e che poi completa ai microfoni di Mediaset con un omaggio che, c’è da scommetterci a occhi chiusi, farà breccia nel cuore del popolo azzurro. «Giocare nello stadio che un tempo fu di Diego, di Maradona, mi emoziona molto. Sì, sarà un’emozione grande, grandissima» .
PIU’ FORTE – Sentimenti, tattica e tecnica. E dunque l’analisi in vista della prima: «Ci piace arrivare alle partite ben informati sull’avversario da affrontare: sappiamo perfettamente che il Napoli è una squadra di tutto rispetto, basata sulla cooperazione tra reparti; una squadra piena di giocatori offensivi e di grande esperienza. Abbiamo di che temere. Tra l’altro, dopo la cessione di Cavani il mercato è stato ottimo: sono arrivati i tre del Real e non solo, credo che sia più forte dell’anno scorso» .
CACCIA GROSSA – L’elogio dell’avversario e i timori di sorta, d’accordo, ma il Borussia è pur sempre vicecampione d’Europa. Umiltà, sì, ma senza nascondersi e neanche banalizzare: «La forza del Napoli non fa altro che motivarci. Abbiamo la consapevolezza di avere dei limiti, ma anche un ottimo potenziale da esprimere subito e in futuro: siamo venuti a cercare un risultato positivo» . La caccia grossa è ricominciata. Si riparte dalla finale persa proprio con il Bayern del doloroso lapsus: «L’importante è essere sempre al top della motivazione, ma sotto questo aspetto la Champions è una competizione che non comporta problemi. Tutt’altro. Certo, il girone è molto difficile, composto da quattro squadre in grado tutte di andare avanti. Non vedo favorite, ma naturalmente spero che sarà il Borussia a qualificarsi. Noi e anche il Napoli» .
LA CHIAMATA – Una società cui, evidentemente, è legato da una certa simpatia. Reciproca. Momento clou, delicato e da gestire con tutta la maestria possibile: è vero che, prima di chiamare Benitez, il presidente azzurro le ha proposto la panchina? «Sì. E’ vero» . Bomba. E via con il colpo del genio dell’ironia: «Se mi avesse chiamato dopo sarebbe stata una stupidaggine!» . Altre risate. Sostituite al volo quando il discorso si sposta sulla formazione: «Dovremo rinunciare a Gundogan, Piszczek e Kehl, mentre bisogna ancora valutare le condizioni di Blaszczykowsky. Comunque, niente paura: abbiamo tante valide alternative» . Già. E’ di Klopp che ce n’è uno solo.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
G.D.S.
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