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Juventus-Napoli 3-1: Agnelli vince la sfida dei conti con De Laurentiis

Il fatturato bianconero è quasi triplo, quello azzurro è l'unico club di A (col Torino) senza debiti con le banche

Se è vero che il calcio è semplicemente un pallone che rotola, Juventus-Napoli è la sublimazione del suo lato razionale. Le due squadre che stanno lottando al vertice del campionato hanno alle spalle le due società che, in questi anni, hanno lavorato meglio in Italia nello sforzo di coniugare i risultati sportivi con quelli economici.
FATTURATI — Ormai la Juve, economicamente parlando, ha lasciato il vuoto dietro di sé in Italia: Sarri ha scoperto l’acqua calda quando di recente lo ha sottolineato irritando Allegri (“La Juve è di un’altra categoria, alla lunga il fatturato pesa”). Nel 2014-15 il fatturato del club di corso Galileo Ferraris, al netto delle plusvalenze, è stato di 328 milioni: è più che raddoppiato dai 156 milioni del 2010-11 ed è l’unico, tra le squadre tricolori, a trovare posto nella top ten europea. La Juve ha quasi triplicato i ricavi del Napoli, che nella scorsa stagione è sceso a quota 132 (dai 168 dell’anno prima) a causa dell’assenza dalla manifestazione principale.
DIFFERENZE — La Juve ha la tifoseria più numerosa in Italia (28% dei tifosi di Serie A, secondo l’indagine demoscopica della Lega, contro il 9% del Napoli): tutto questo si riflette sui diritti tv (195 a 78 milioni per la Juve, comprese le coppe) e sul marketing (63 a 28), ma non si può non sottolineare l’effetto-stadio. Il club di Agnelli si è costruito un impianto di proprietà e ha visto i ricavi schizzare fino a 51 milioni, il San Paolo cade a pezzi e rende appena 14 milioni al Napoli, anche a causa di una disaffezione degli abbonati registrata negli anni passati. Ma c’è una cosa nella quale De Laurentiis ha primeggiato in questi anni: la redditività. I versamenti dei soci nelle casse azzurre si sono concentrati negli anni della Serie C: 16 milioni in tutto. Poi il Napoli ha camminato con le sue gambe e inanellato otto bilanci consecutivi in utile per un totale di 72 milioni di profitti. L’anno scorso il trend si è invertito, con la perdita di 13 milioni, ma le fondamenta sono solide: basti pensare che il Napoli continua a essere l’unico club di A (assieme al Torino) a non aver debiti con le banche. Certo, per continuare a crescere serve il tesoro della Champions.
Fonte: gazzetta.it
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