Gonzalo Higuain ha rilasciato alcune dichiarazioni nell’intervista che andrà in onda questa sera su Premium Sport nella rubrica “9 – vita da bomber“. Ecco uno stralcio delle sue parole: ”
I miei sogni da bambino? La mia famiglia è sempre stata molto calcistica, mio padre e mio fratello hanno sempre giocato e la prima cosa che ho preso in mano è stato un pallone. Il mio sogno era di fare quello ho fatto e spero di migliorare ancora molto. La gioia che sento quando faccio gol è immensa. Mi chiedono se dopo una rete urlo così tanto per scaricare la rabbia ma in realtà se osservate i miei gol urlo sempre allo stesso modo. Per me la cosa più bella del calcio è segnare o fare belle giocate, per altri invece è salvare un gol o fare una grande parata. Fin da piccolino volevo sempre fare gol. Sentire uno stadio pieno che urla il tuo nome è magnifico.
Idolo? Da ragazzo guardavo tanto il calcio italiano, dove giocavano grandi attaccanti come Trezeguet, Batistuta, Crespo e Montella. E poi c’era il migliore di tutti i tempi che per me è Ronaldo. Suarez è in un momento altissimo ed è migliorato molto rispetto a Liverpool. Anche Lewandowski è forte, così come Aguero. Ma a me piace di più un giocatore che mi fa divertire, rispetto a uno che fa gol.
Dybala e Messi? Si somigliano molto. Messi è il migliore e lo dimostra giorno dopo giorno. Paulo è ancora giovane, ha 23 anni e dipenderà tutto da lui. Ha tutte le caratteristiche per diventare un top player ma dipende solo da lui: dovrà avere una grande forza mentale. Quando arrivi così velocemente ad alti livelli non è facile restarci per molti anni. Ci saranno molti alti e bassi, dovrà sempre mantenere un equilibrio e non ascoltare le critiche e gli elogi. Arrivare nell’elite il prima possibile è un vantaggio perché si impara a crescere velocemente e poi giochi subito con giocatore di grande livello”.
Real? Sono arrivato lì a 18 anni e sono cresciuto molto. Avevo dei grandi compagni, Raul, Van Nistelrooy e Roberto Carlos mi hanno aiutato molto a inserirmi. Raul era già una leggenda e mi ha colpito moltissimo perché mi ha aiutato e mi ha dato la possibilità di essere il suo erede. Un trionfo bellissimo è stato il primo campionato a Madrid, con Capello in panchina. Io arrivai a gennaio, eravamo a 14 punti dal Barcellona, non stavamo giocando benissimo ma arrivò il momento che agganciammo il Barca e lì abbiamo capito che avremmo vinto la Liga.
Record? Sono traguardi che alla fine ti fanno piacere ma non sono fondamentali. Preferisco vincere qualcosa di importante a livello di squadra, come la Champions. La sensazione che abbiamo è che possiamo farcela. Ma io sono venuto qui anche per vincere il sesto Scudetto perché la gente si ricorda sempre dell’ultimo trionfo. Chi ti ha fatto vincere i primi cinque resterà importante ma sarà più importante chi ti fa vincere il sesto”.
Non giochiamo bene? Nel calcio non c’è più pazienza. Si vuole tutto subito, se si prendono tre giocatori di grande qualità tutti si aspettano che si vinca sempre 8-0. Siamo arrivati io, Pjanic e Benatia ma siamo giocatori che ci stiamo adattando a un ambiente e a compagni nuovi, non siamo robot. Poi sicuramente possiamo migliorare ma stiamo vincendo: dobbiamo migliorare ma di poco. Il consiglio che posso dare è di essere convinti nelle proprie capacità e in quello che si fa. Come diceva mia madre si può fare quello che si vuole ma con un’anima”.
Il difensore più tosto che ho affrontato? A parte mio padre, il più pesante è stato Puyol. Quando giocavo contro il Barcellona era insopportabile. Ho avuto la fortuna di giocare con tre grandi portieri: Casillas, Reina e Buffon. Quando giocavo contro Buffon era una doppia sfida perché riuscire fare un gol a uno come lui era una cosa straordinaria. Ammiro molto Gigi perchè ha la stessa fame di quando era un ragazzino”.
Fonte: Gazzetta
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