A Castellammare si sogna la A. Un sogno a occhi aperti. Il quarto posto solitario, dopo il blitz al Picco di La Spezia, apre scenari difficilmente prevedibili alla vigilia della stagione e ancor di più all’inizio di campionato con il primo punto conquistato alla terza giornata con il pari interno con il Vicenza. Vedere lassù la Juve Stabia, a otto punti dalla terza e a undici dalla prima, vengono quasi i brividi. Alle spalle di Sassuolo (ieri pari a Brescia), la squadra del presidente di Confindustria Squinzi, Verona e Livorno spunta la compagine gialloblù, alla seconda stagione in B. Prima di Modena, Padova (entrambe sarebbero quarte senza i due punti di penalizzazione), Brescia, Spezia, Empoli, Ascoli, Bari e Novara, tanto per citare squadre più blasonate o allestite per tentare il grande salto. La piazza ribolle di entusiasmo. Le contestazioni e i fischi di qualche settimana fa hanno lasciato spazio all’euforia. Merito dei gol di Mbakogu, assente in Liguria (indisponibile anche Bruno) e Danilevicius, il lituano, in estate a un passo dall’addio, esplosivo soprattutto in trasferta (tripletta alla Pro Vercelli e doppietta allo Spezia). Una staffetta, quella degli attaccanti con il gol nel dna, da sogno.
Sogni che Braglia, l’artefice dell’impresa, prova a riporre nel cassetto tutti i giorni ricordando che l’obiettivo è la salvezza («Mancano ancora 26 punti», ha detto sabato). Un tecnico pompiere. Tocca lui, infatti, gettare acqua sul fuoco dell’entusiasmo. Toscano, senza peli sulla lingua, sergente di ferro quando serve, rimprovera (l’ha fatto anche al Picco) chi parla di playoff. Figurarsi gli strali per chi parla di A, lettera impronunciabile nei pressi del Menti. Spesso fa riferimento alle contestazioni, ai fischi che ancora rimbombano nelle sue orecchie. A dargli fastidio, però, è chi è subito salito sul carro che i tifosi auspicano sia quello dei vincitori. Ma già arrivare a questo punto per Castellammare è una vittoria. Due anni fa si era in Prima Divisione. Anche allora partenza a ralenti, poi l’esplosione fino a vincere i playoff. In panchina c’era Braglia, oggi alla terza stagione in gialloblu (con la Pro Vercelli la centesima presenza). Un record per lui. Identica la partenza la scorsa stagione, la prima tra i cadetti. Poi la corsa verso la salvezza anticipata. L’arma vincente è il tecnico di Grosseto, che da calciatore ha esordito in A con la Fiorentina e giocato cinque stagioni nella massima serie con il Catanzaro. Un motivatore, uno pronto a spedire in tribuna i senatori che non convincono e lanciare in campo i giovani (Improta l’ultimo della serie). Dalla C ha portato Dicuonzo, Maury, Mbakogu, Mezavilla, Scognamiglio e Zito. E attorno a loro, lo zoccolo duro, ha plasmato un gruppo. L’anno scorso si volava con i gol di Sau, il bomber che ieri ha rovinato il pomeriggio all’Inter. Quest’anno, invece, si punta sui sigilli di Danilevicius e Mbakogu, aiutati da Cellini, Bruno e Acosty, arrivato in prestito dalla Fiorentina (prossima avversaria di Tim Cup). Così come si punta sulla classe di Caserta, l’anno scorso arrivato dall’Atalanta a stagione in corso (andò via Cazzola) e in estate con le valige pronte. Un esempio di professionalità. A fare la differenza pure la qualità di Genevier. Ma la capacità di Braglia fa rima pure con la duttilità tattica: dal 4-4-2 si è arrivati al 4-3-3 passando per il 4-1-4-1 e il 4-3-1-2. Il segreto è giocare come si sa. Braglia come ha detto al Picco le partite le prepara con i calciatori più esperti e sulla base di una relazione. Castellammare continua a sognare.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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