Dimissioni irrevocabili? All’indomani del pari interno con il Cesena e delle esternazioni del patron Franco Manniello, i tifosi della Juve Stabia si sono risvegliati con questo interrogativo. La decisione di passare la mano, per la verità, il dirigente stabiese l’aveva avanzata anche in altre occasioni, fin dai tempi della notte in cui i calciatori furono invitati dai tifosi a togliersi le divise sociali (cinque anni or sono), o subito dopo la promozione dalla Seconda alla Prima Divisione (per chiedere sostegno agli imprenditori della città), ma la passione aveva sempre avuto il sopravvento e la voglia di scrivere pagine importanti del club di viale Europa era sempre stata il volano per andare avanti, per proseguire la sua esperienza al timone della Juve Stabia.
Stavolta c’è la sensazione che qualcosa potrebbe essere diverso. Schietto, passionale, Franco Manniello è uno che non le ha mai mandate a dire, basti ricordare le sue esternazioni al termine della gara di andata della finalissima con l’Atletico Roma, quando denunciò pressioni “politiche” in favore dei capitolini, o le battaglie fatte con l’amministrazione per le vicende legate al Romeo Menti. L’esplosione di sabato sera, in realtà, sembra avere radici ben più lontane del rigore concesso agli emiliani, o qualche ammonizione di troppo ai suoi (domenica prossima, a Verona, mancheranno sia Danilevicius che Murolo per squalifica), legate per lo più al deferimento giunto nei giorni precedenti per la vicenda “Golden gol” che, a distanza di ormai quasi cinque anni, continua a pendere come un’ombra sulla sua Juve Stabia. Accusato da Palazzi di non essersi prodigato per evitare atti lesivi ai suoi tesserati nell’anno amaro della retrocessione (2008), Manniello dice: «Non solo non ero presidente della società, a quel tempo avevo si e no il 10% del club, ma addirittura non ero a Castellammare in quei giorni. Non ce la faccio più, non accetto che venga infangato il mio nome e quello della mia famiglia. Io non ho scheletri nell’armadio e mi sento di poter dire di essere più onesto di tanti altri. Non capisco dove si vuole arrivare? Non si possono neppure esprimere opinioni senza rischiare squalifiche. E allora il calcio se lo facciano loro».
La decisione presa a caldo non era stata comunicata ancora al socio, Franco Giglio, quando l’annuncio è diventato ufficiale: «Ne abbiamo parlato oggi, ovviamente è stato solidale con me, anche perché in fin dei conti è una scelta personale. Quello che ho letto nel deferimento mi ha fatto davvero male». Piccolo contentino, i tanti attestati di stima giunti ieri mattina: «È vero. Tanti presidenti di categoria e non mi hanno inviato messaggi invitandomi a non mollare, ma anche semplicemente di solidarietà, in fin dei conti non sono l’unico a pensarla così».
Gaetano D’Onofrio per “Il Mattino”
La Redazione
P.S.
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