Un’amnesia difensiva nell’arco di tutta la gara ed il sogno della Juve Stabia svanisce. Immeritatamente. Perché i gialloblù di Braglia hanno retto il confronto con un Torino sempre più squadra record che, dopo questa decima giornata, ha ulteriormente accentuato il vantaggio sulle seconde (+6). Ma, nonostante il capitombolo dopo quattro successi di fila, la squadra stabiese può trarre positivi auspici, avendo dimostrato anche all’Olimpico e contro un avversario di caratura nettamente superiore, di potersela giocare con tutti ad armi pari.
Certo, lo schieramento gialloblù è stato meno ardimentoso di altre trasferte (quando l’iniziativa era dei granata, tutti gli 11 giocatori della Juve erano intruppati nella propria metà campo), ma pur nella prudenza, non hanno mai lesinato di punzecchiare in contropiede. Anzi, eccezion fatta per il gol, l’unica opportunità solare per timbrare il cartellino dei marcatori è capitata a Mbakogu quando il risultato non si era ancora schiodato.
Subentrato a Sau dopo il riposo, il n. 9 stabiese è stato scaltro nell’intuire lo svarione di Glick, il cui appoggio di testa verso Coppola si è rivelato debole, liberando, appunto, il centravanti gialloblù per il pallonetto, la sfera ha scavalcato sì il portiere, ma pure la trasversale. L’undici di Braglia ha subito mostrato di avere il rispetto dovuto alla prima della classe, ma non timori reverenziali, riuscendo a spuntare le iniziative granata. Più aperta e con rapidi capovolgimenti la ripresa, che il tecnico giallobù deve affrontare senza Sau, acciaccatosi ad una caviglia («Assenza non irrilevante – dirà poi Braglia – perché se ha una mezza palla buona lui la butta di sicuro nel sacco»). Il Toro pressa, ma la Juve non rischia, il pari sembra risultato alla portata, fino a quando – corre il 35′ – Glick non pesca con un lancio lungo Bianchi abile a rubare il metro giusto alle spalle di Molinari; l’inzuccata dell’attaccante non lascia scampo al portiere stabiese. Subito dopo, causa un rinvio scellerato del portiere Coppola, i campani sfiorano il pari, la palla sbatte su Mezavilla, poi rotola lemme lemme non lontano dal palo. Vano l’arrembaggio conclusivo della Juve Stabia, che perde la partita ma non certo la faccia.
Braglia, incavolatissimo, elogerà la prestazione dei suoi, ma contesterà duramente i 5 punti di penalizzazione: «Non si può emettere una sentenza simile dopo tre anni, ho letto che si parla di camorra, ma chi l’ha mai vista, non possono dilapidare così quanto abbiamo conquistato sul campo. Anche oggi abbiamo dimostrato di saper fare buon calcio».
In mattinata l’omaggio a Romeo Menti, giocatore scomparso nella tragedia del Grande Torino il 4 maggio 1949, che aveva indossato anche la maglia dello Stabia nella stagione 1944-45 (a lui è intitolato lo stadio di Castellammare): gli ultrà gialloblù del gruppo XIX Giugno, hanno deposto a Superga una sciarpa in sua memoria.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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