E adesso provate a chiamarli gregari. È tutta in chi avrebbe dovuto svolgere un ruolo da comprimario il segreto della rinascita della Juve Stabia. Da Caserta e Danilevicius, prossimi all’addio meno di un mese fa, passando per il piede fatato di Erpen, che dopo l’exploit in coppa di Acosty era addirittura dato come possibile pedina di scambio per far soldoni e portare alla corte di Braglia il genoano Ragusa, fino a Jerry Mbakogu, esploso letteralmente da quando il tecnico ha deciso di lasciar fuori uno del calibro di Bruno per far girare la squadra intorno a lui. A Piacenza, contro la Pro Vercelli, al di là del roboante 1-4, con tanto di eurogol del bomber lituano, è tornata la Juve Stabia di sempre, quella che nelle ultime stagioni ha saputo stupire il calcio italiano, con due promozioni di fila e un nono posto in B. La voglia matta di dimostrare a tutti che l’avvio in salita era solo un dato statistico di una progressione che si ripete, con costanza, nell’era Braglia. Al tecnico un regalo speciale nel giorno delle sue cento panchine, con quel treno richiamato più volte dal patron Manniello che, alla prima vittoria, è davvero partito: «Ma guai a pensare di saltarci su adesso – ha chiarito Braglia – Quando le cose andavano male non c’era tutta questa gente intorno a noi, ora chi ha idee diverse dalla salvezza è bene che stia alla larga dalla Juve Stabia. Due successi sono importanti, ma servono solo a tenerci fuori dai guai. Pensare ad altro sarebbe la fine».
Denilevicius si gode la tripletta col pallone fatto autografare dai compagni: «Questo va subito nella bacheca dei ricordi belli ma come dice sempre Braglia, voltiamo subito pagina e non montiamoci la testa». Sabato (ore 18), al Menti arriva il Bari, fin qui autentica sorpresa del campionato.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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