Un’ultima possibilità. Tre punti contro il Trapani di Boscaglia, matricola antagonista per la salvezza, e la ruota potrebbe girare finalmente a favore di una Juve Stabia fragile nella fase difensiva e poco incisiva in avanti, a parte qualche rara eccezione che ovviamente non basta più. Il gol di Suciu al “Partenio-Lombardi” ha semplicemente aumentato il rammarico per quello che poteva essere e alla fine purtroppo non è stato.
ASSETTO – Eppure, a guardare bene dentro le cose, l’impianto di gioco c’è, la manovra è abbastanza fluida, al tiro si arriva anche con una certa frequenza (avversari permettendo, certo) ma la coperta è sempre corta. Schierata a quattro, a tre o a cinque, la difesa della Juve Stabia incassa troppo, ben 26 reti in 14 turni con una media di quasi due gol a partita. Sono bastati un paio di affondi avellinesi nella prima frazione per l’ennesimo tracollo che ha fatto infuriare la colonia di ottocento sostenitori gialloblù. Ghiringhelli che si fa beffare da Schiavon e poi l’angolo prima dell’intervallo sfruttato dal gigante Peccarisi e dall’ex Castaldo solo davanti a Calderoni rappresentano una certezza, purtroppo in senso negativo.
VITTORIA – Una sola vittoria nelle ultime venti gare cadette. L’exploit di Cittadella, unico successo nel torneo attuale, è sinonimo pure di ultima volta senza reti al passivo. Qualcosa non va: è colpa esclusivamente di Braglia? Dalla tarda serata di domenica sera se lo sono chiesti in tanti, specialmente il direttore sportivo Fabio Lupo, il consigliere Gianni Improta e il presidente Manniello sconsolato accanto al “collega” irpino Walter Taccone al contrario entusiasta. Le facce diverse di un derby.
PASSO FALSO – Il passo falso, però, non è stato fatale a Piero Braglia. L’allenatore maremmano ieri pomeriggio ha diretto l’allenamento, confermato a tempo dopo un rapido summit mattutino dirigenziale. Se contro i siciliani, però, non dovessero arrivare i tre punti l’avventura del trainer toscano sarebbe al capolinea (dopo 152 tra prima Divisione e serie B). E’ ancora presto per i saluti. Prima ci sono novanta minuti da disputare con un piglio diverso e un atteggiamento da squadra in lotta per la salvezza. Lo ha urlato in faccia ai suoi atleti proprio Braglia durante l’intervallo di un’ultima partita deludente nel primo tempo, abbastanza soddisfacente nel secondo con significativi segnali di risveglio (pur rischiando di incassare la terza rete). Bisognerebbe ripartire da qui magari concedendo di meno agli avversari e lavorando meglio di squadra, eliminando qualche paura psicologica derivante dall’ultimo posto in fondo al gruppo.
Fonte: Corriere dello Sport.
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