Di lui molti ricordano il siparietto con Piero Braglia nella gara con l’Empoli al Menti dello scorso gennaio (3-1 per i gialloblu). Una rimessa laterale battuta dopo un intervento ai limiti su Erpen, qualche parolina del tecnico stabiese ed un piccolo parapiglia che gli costò l’ammonizione. Da ieri Marco Gorzegno è un calciatore della Juve Stabia. Stanco di attendere i continui tentennamenti di Pugliese del Verona, il patron Franco Manniello ha deciso di spulciare la lista degli svincolati, indirizzando il diesse Di Somma direttamente sul jolly piemontese.
Oltre 200 presenze in serie B con le maglie di Albinoleffe, Spezia, Sassuolo, Brescia ed Empoli, 15 le reti all’attivo, Gorzegno racconta l’incontro-scontro con Braglia, entusiasta dell’occasione giunta da Castellammare: «Ricordo l’epi-sodio, ci fu questa rimessa, lui disse qualcosa… Ma poi tutto è finito lì. Siamo due sanguigni in campo, diamo tutto per la squadra, e questa per me è una dote, in un allenatore come in un calciatore». Un biennale quello proposto dalla Juve Stabia, per lui l’entusiasmo di chi può trovare, in una squadra che vuole crescere ed affermarsi in categoria, uno stimolo nuovo. «A trent’anni molti ti considerano già vecchio e anche per questo trovo intrigante questa nuova esperienza. Una società che ha le idee chiare, che ha voglia di crescere dopo un campionato entusiasmante disputato da matricola.
Insomma, non vedo l’ora di mettermi a disposizione dell’allenatore e di cominciare a lavorare con i nuovi compagni». Sarà facile inserirsi in un gruppo che vanta un altro ex dell’Empoli, l’esterno Vinci, e l’amico di sempre, il bomber Cellini. «Con il primo ho giocato lo scorso anno. Quanto a Marco, ci conosciamo da tanto. So che quello di Castellammare è un bel gruppo e sono sicuro di riuscire ad inserirmi quanto prima». La sua duttilità consentirà a Braglia di avere una freccia in più al suo arco. «Diciamo che sulla corsia mancina posso fare tutti i ruoli. Nasco fondamentalmente come esterno alto, grazie anche a Gasperini che ho avuto ai tempi delle giovanili, ho imparato a giocare anche in difesa, dove posso adattarmi da centrale. Ma in carriera mi sono trovato anche a fare il terzo attaccante nel 3-4-3». Dello stadio Menti ricorda soprattutto il calore del pubblico. «Vedere uno stadio così pieno, in un momento storico del calcio italiano in cui portare gente a seguire le gare dal vivo è sempre più difficile, mi ha colpito. È un’arma in più per la squadra».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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