TORINO – Il sabato è stato di Benitez, la domenica di Conte. Lo spagnolo ha azzeccato la previsione: la Juve è da scudetto. Il leccese gli ha dato ragione: 3-0 al Napoli, la Roma dei record a un solo punto e soprattutto una incredibile dimostrazione di forza, di rabbia, di autorevolezza e di gioco. Ieri sera la Juve è stata incontenibile, troppo per il Napoli che in trasferta, nelle grandi sfide, continua a rimbalzare su muri insuperabili per il suo atteggiamento, forse non remissivo ma sempre accondiscendente con i potenti: Arsenal, Roma e Juve, sono tre sconfitte pesanti. Peccato, per la Juve, che la sua splendida serata sia stata macchiata dai cori degli immancabili imbecilli, quelli sul Vesuvio e i suoi effetti smacchianti. Al contrario della squadra per cui tifano, facevano pena.
INCENERITO – In meno di 100 secondi la Juve ha fulminato il Napoli. Prima palla-gol dopo 50″, con prima prodezza di Reina su Pogba. Seconda palla-gol al 1’15” e stavolta Reina è stato battuto da un tacco di Tevez e un tocco di Llorente in fuorigioco (non visto da Cariolato) di 21 centimetri. Non c’era il Napoli in quel pazzesco avvìo della Juve, non ci sarà fino al 20′, quando Insigne cercherà debolmente la porta di Buffon, ma anche dopo riuscirà a entrare sulla scena dello Juventus Stadium solo quando lo deciderà la Juve, bisognosa ogni tanto di tirare il fiato. Il primo tempo dei campioni d’Italia è stato all’altezza di quello col Real Madrid, ma non avendo Ronaldo e Bale di fronte ha fatto molto di più. Ci sono stati dei momenti in cui il Napoli non sapeva da che parte rifarsi: se teneva palla, la faceva girare con una lentezza che consentiva alla Juve di transennare i corridoi scelti da Inler e Callejon; se si difendeva più basso, Pirlo trovava sempre il modo di aprire la sua difesa. E’ stata una Juve bellissima, piena di gioco e di forza, di idee e di voglia di attaccare.
LO SFONDAMENTO A DESTRA – Isla ha spinto come una furia sulla sua fascia, dove si appoggiava anche Vidal e insieme hanno frantumato Armero, finito in una zona dove c’era bisogno di un difensore vero o anche solo dell’appoggio di Insigne che invece si occupava (bene, comunque) della fase d’attacco e basta. La Juve metteva a soqquadro la difesa del Napoli ogni volta che superava la linea di metà campo: poteva spingere con Isla, abbattere il muro napoletano con Pogba, sfruttare la misura dei lanci di Bonucci e trovare energie fresche nel movimento e nel gioco di Tevez, un pericolo quando era vicino alla porta di Reina, un portento quando arretrava per dare forza al centrocampo e rifinire l’azione.
SOLO REINA – In quel primo tempo ha resistito soltanto Reina, gigantesco di fronte a Pogba, Bonucci e Llorente. Il resto del Napoli era in difficoltà ovunque, per l’imprecisione di Inler, l’indecisione di Callejon e l’inconsistenza di Hamsik che doveva fare pressing sul regista juventino e lo faceva così bene che Pirlo è stato il migliore in campo… Su Pirlo, il Napoli ha commesso il più imbarazzante degli errori tattici, lasciando che quel fenomeno arrivasse sempre in piena libertà a ridosso dell’area, pronto a fare danni alla difesa napoletana. Non c’erano contromisure. In mezzo alla bufera bianconera, c’è stato solo un momento di vero Napoli, con la girata di Higuain in piena area uscita di poco. Un lampo nel suo cielo nerissimo.
POI PIRLO E POGBA – Il Napoli ha cercato di liberarsi dai suoi troppi imbarazzi nella ripresa e si è avvicinato al gol con Insigne e Hamsik. E’ stato il momento migliore della squadra di Benitez anche se l’occasione più nitida è stata di Vidal. La Juve aveva abbassato ritmo e velocità, controllava mai con affanno e ripartiva sempre come una furia. Anche fisicamente sembrava di un altro livello, forse anche grazie al giorno in più di riposo post-Champions. E’ stato Pirlo, il migliore in campo, a chiudere la partita col suo pezzo d’arte, la punizione: palla nel sette e ti saluto Reina. La squadra di Conte era di nuovo incontenibile e adesso aveva voglia di stupire e di impaurire non più il Napoli, già battuto, ma la Roma. Nel gol-capolavoro di Pogba c’era anche un messaggio per la capitale: siamo straripanti. Il francesino, qualche metro fuori area, si è alzato la palla col destro e mentre ricadeva sempre di destro l’ha scaraventata sul palo e poi in rete. Per una doppia sciocchezza Ogbonna ha lasciato la squadra in 10 a 10′ dalla fine, nel frattempo Benitez aveva messo tutta l’artiglieria pesante e leggera, ma non c’erano margini, non c’era Napoli.
Fonte: Corriere dello Sport
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