La sintesi la regala Claudio che nel suo chiosco a via Chiaia prepara limonate e caffè e osserva la vita con quella vena filosofica capace di conciliare gli estremi della passione con il disincanto: «E’ come un appuntamento con una bella donna: non sai come potrà finire. Esserci, però, è già importante». Napoli è splendida, avvolta in un sole che fa brillare il mare sotto le mura di Castel dell’Ovo. In lontananza Capri illumina la bellezza di quello che Benedetto Croce, nella sua sconfinata passione per la città, definiva «un paradiso abitato da diavoli», unendo in una piccola frase orgoglio e autocritica, passione e frustrazione. Napoli racchiude le mille contraddizioni di un Sud che ha la forza tempestosa di un moto dell’anima, un posto quasi sempre a metà strada tra realtà e sogno, un posto da cui si può anche partire ma a cui, prima o poi, bisognerà ritornare. Perché ci sono tanti modi per guardare Napoli: con gli occhi oppure col cuore. Ma senza il secondo riesce difficile capire quanto una partita di calcio possa essere espressione di un sentimento collettivo. Juventus-Napoli, cioè l’appuntamento con quella bella donna che forse ti rifiuterà ma che per un attimo ti fa vivere l’illusione che oltre quell’appuntamento ci sia qualcosa di appena intravisto o solo immaginato. Perché ci può essere il Derby d’Italia (Juventus-Inter) ma questo è altra cosa: questo è il Derby dell’Italia.
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