Con l’ultimo weekend appena concluso, è andata a delinearsi la fotografia del nuovo panorama calcistico europeo.
Tutti i campionati maggiori, Ligue1 a parte ma semplicemente per pura ‘formalità’, hanno decretato i loro rispettivi campioni nazionali in un nuovo scenario continentale che, mai come quest’anno, ha cambiato protagonisti in ogni dove. In Inghilterra, la Premier ha decretato il successo (splendido ed emozionate) del City di Mancini; in Spagna, si è brindato alla vittoria dei record di Mourinho e il suo Real Madrid; in Germania, il bis è stato offerto da uno strepitoso Borussia Dortmund; in Italia, si è assistito alla irresistibile cavalcata senza sconfitte della Juventus.
Tutti club campioni e outsiders – chi più, chi meno – che si affronteranno il prossimo anno in Champions League per decretare , ancora una volta, chi sarà il migliore dei migliori.
Il ritorno della Vecchia Signora – Non possiamo che iniziare dall’Italia, dalla festa scudetto della Juve, con l’applauso a scena aperta per la Juventus di Antonio Conte. Potrebbe essere chiamata la Juve di Del Piero, al suo atto in bianconero, o la Juventus dei Vidal, Giaccherini, Pirlo, Matri, Vucinic ovvero la Juve dei nomi nuovi. Oppure la Juve dei Buffon e dei Chiellini, gli storici bianconeri che seguirono la Signora anche nel Purgatorio della B senza mai voltarle le spalle. Ma è più corretto chiamarla e ricordarla come la “Juve di Conte”.
E’ lui l’artefice massimo di quanto fatto dai bianconeri in questa stagione, in attesa dell’eventuale ciliegina sulla torta con la finalissima di Coppa Italia contro il Napoli a Roma. Prima, la costruzione della squadra dai pensieri ai fatti, passando da convinzioni tattiche poi modellate con intelligenza e furbizia sulla base dei valori tecnici e umani messi a disposizione dalla società. Poi, la cavalcata lenta ma inesorabile fatta di moltissimi acuti e qualche mezzo passo falso ma che ha garantito cammin facendo il ritorno in Champions League, la conquista dello scudetto e il raggiungimento di un nuovo record d’imbattibilità. La Juventus ha vissuto probabilmente, per molti versi, la sua stagione più bella: difficile a dirsi, davanti al 28° tricolore ufficiale e al 30° scudetto vinto sul campo. Ogni successo ha una storia a sè, ma questa è del tutto particolare.
Favorito era il super Milan di Ibrahimovic, “Mister Scudetto” da sette anni a questa parte, con una rosa invidiabile sia dal punto di vista della qualità che della quantità. I bianconeri di Conte erano pronti a disputare una stagione da ‘terzo incomodo’, dietro alle milanesi e al pari delle due romane.
Invece, forza della “fame” dimostrata ogni settimana da Antonio Conte, i bianconeri si sono ritrovati catapultati sin dall’inizio tra i principali protagonisti della stagione con un testa a testa col Milan, d’altri tempi – quelli d’oro degli anni 80 e 90. Emozioni passate, quasi sopite che sono rispuntate spontaneamente fuori nei momenti topici, riabilitando quel “dna” juventino forgiato sulle vittorie e sui successi passati. Ne è nato un piccolo grande capolavoro che ha sovvertito i pronostici. La Juve cammin facendo ha lasciato dietro di sè prima la Roma, poi la Lazio, infine l’Inter la grande rivale di Calciopoli umiliata a San Siro e a Torino, restando a combattere solamente con il Milan campione uscente. E i rossoneri sono, infatti, usciti di scena per opera della Juve, imbattuta. Mai, prima d’oggi, una squadra aveva vinto il campionato italiano senza sconfitte con 38 gare che ne hanno sancito la supremazia se non assoluta, almeno totale.
Un punto di partenza importante su cui costruire, come già si sta facendo in società, in vista della prossima Champions League dove la Juventus tornerà a respirare la miglior aria europea provando a confermarsi protagonista e non semplice comparsa. Marotta, Conte e Agnelli sembrano avere già le idee chiare sulla rotta da seguire e in questo mercato i bianconeri saranno al centro delle più importanti trattative.
Manci..ty irresistibile – Dall’Italia all’Inghilterra il passo è più breve di quanto non si possa immaginare se a vincere la Premier League è un italiano a tutti gli effetti: Roberto Mancini. L’ex tecnico di Fiorentina, Lazio e Inter – ma troppo amato in Italia – ha trovato la quadratura del cerchio a Manchester, riportando la Premier al City. Dove da 44 anni non si festeggiava lo scudetto. Non è una novità per il tecnico jesino che anche all’Inter aveva riportato al successo un club che non riusciva ad imporsi dagli anni 80 in campionato; abituato alle sfide ‘impossibili’ il Mancio ha sovvertito qualsiasi progetto di vittoria delle avversarie, diventando la mina vagante che ha fatto esplodere il campionato.
Anche in questo caso, le analogie con la vittoria bianconera in Serie A sono tante: il Manchester City non era di certo il favorito numero uno; il testa a testa con lo United è durato addirittura fino ai minuti di recupero dell’ultima partita di Premier quando Aguero, al 94′ su assist di Balotelli ha siglato la rete del definitivo 3-2 sul Qpr che è valso il titolo. Non solo: come la Juventus, anche il Manchester City ha costruito il proprio successo attraverso scelte precise e difese da parte del proprio allenatore con acquisti milionari ma risultati decisivi (Tourè, Aguero, Silva, Nasri) e dimostrando di poter gestire al meglio situazioni al limite del paradosso con le intemperanze di Tevez e Balotelli che hanno creato più di un problema gestionale e di tranquillità ad un ambiente che voleva fortemente ritornare ad essere protagonista assoluto. Come, parallelamente, poteva essere considerata la delicata questione juventina dei vari Iaquinta, Toni, Amauri, Elia, Krasic: tutti giocatori ai margini del progetto, pronti a far saltare tutto se non ci fosse stato il pugno nel guanto da parte della società e allenatore.
Hala Real Mou…drid! – Anche passando alla Spagna, il filo conduttore non si spezza: la Juve di Conte come il Manchester di Mancini. Mancini come Mourinho, e il suo Real Madrid. Perchè anche lo Special One ha sbancato il banco della Liga in un compito forse ancor più delicato e difficile dei suoi colleghi.
Di fronte aveva il Barcellona, il miglior club al mondo, sicuro vincente in Spagna e in Europa e rimasto con le briciole lasciategli dal Real. Nell’ultimo anno di Guardiola al Barça, Mourinho ha reso ancor più epica la vittoria madridista in Spagna.
Dopo il successo dell’anno passato in Copa del Rey (proprio sul Barcellona), è arrivata la vittoria del Real in Liga al secondo anno costruita nel doppio successo ottenuto proprio sui rivali catalani culminato nell’apoteosi del ‘Clasico’ di ritorno al Camp Nou con il 3-1 del Real sul Barça. Definitivo passaggio di consegne, bagnato dal record impressionante dei 100 punti in campionato (mai nessuno prima d’ora aveva infranto la terza cifra) e un attacco incredibile con Benzema (31 gol) (26 centri), Higuain e Cristiano Ronaldo (60reti stagionali, record madridista come Puskas , Van Nistelrooy e Hugo Sanchez) autori in tre di oltre 100 reti.
Una vittoria che vale doppio perchè ha dimostrato la battibilità del Barcellona e ha posto le basi per la prossima stagione che – la storia lo dimostra – è la terza, quella perfetta per Mourinho in cui le sue squadre raggiungono l’apice agonistico.
Borussia …D’oro – La Germania non è stata da meno delle altre, perchè anche in Bundesliga si è assistito a qualcosa di unico con il ‘bis’ concesso dal Borussia Dortmund campione, che ha rimesso in fila per la seconda stagione consecutiva il Bayern Monaco padrone da sempre nel calcio tedesco. Anche in questo caso, una squadra outsider. E’ vero che i gialloneri erano i campioni da battere ma chi ha perso in Inghilterra, in Spagna e in Italia lo sa: confermarsi è sempre più difficile che vincere una volta e in questo il Borussia è stato a dir poco perfetto. I ragazzi di Jurgen Klopp non solo hanno ribaltato i favori della vigilia ma hanno anche dimostrato sul campo di essere superiori ai rispettivi avversari, Bayern in testa: scudetto con 8 lunghezze di vantaggio, tre sole sconfitte (rimediate nelle prime 6 i campionato), doppia vittoria sui bavaresi (entrambe per 1-0 a novembre all’Allianz Arena e ad aprile a Dortmund nello scontro diretto per il titolo), 80 reti segnate e solo 25 subite.
Numeri di un trionfo che aumentano di valore nel momento in cui si guarda anche alla storia della Bundesliga: per trovare un’altra ‘doppietta’ all’interno dell’egemonia pressocchè assoluta del Bayern e dei suoi 22 titoli nazionali, bisogna tornare indietro fino alle stagioni ’95-96 quando proprio il Borussia si impose due volte consecutive. Oggi, i gialloneri vantano 8 titoli, dietro al Norimberga (ad un passo, a 9) e il ‘double’ con la Coppa di Germania in cui hanno schiantato il Bayern 5-2 e con la volontà di riprovare a giocarsi la Champions con maggior convinzione.
La prima volta del Montpellier – Infine, la Ligue1 ancora in ‘ballo’ per merito del PSG che ha saputo tenere il ritmo del capolista e protagonista assoluto di Francia, Montpellier. Comunque andrà a finire la prossima settimana, anche Oltralpe si è assistito a qualcosa di unico, imprevedibile ed imprevisto: il Montpellier è ad un passo da uno storico titolo, con 3 punti di vantaggio sul PSG ad un turno dalla fine. Gli basterà un pareggio per alzare al cielo il suo primo titolo nazionale per aggiungersi alla lista dei campioni di Francia capitanata con 10 titoli da St.Etienne. La squadra di Renè Girard ha costruito il proprio capolavoro approfittando inizialmente di un ‘vuoto di potere’ in Ligue1 legittimato da quattro campioni diversi negli ultimi 4 campionati; poi, ha saputo costruire sul campo un cammino quasi perfetto, con il primato in classifica difeso e mantenuto nelle ultime nove giornate.
Anche in questo caso, contro ogni pronostico: i favoriti erano altri. Il Lille campione uscente, il solito Marsiglia e il Lione, grandi decadute e soprattutto il PSG degli sceicchi che ha provato in ogni modo a mettere i bastoni tra le ruote al Montpellier a suon di milioni di euro, ingaggiando fenomeni assoluti in campo (Pastore su tutti) e fuori (Leonardo e Ancelotti ne sono la testimonianza). Fallendo.
Perchè a meno di un esemplare harakiri contro l’Auxerre, domenica la Francia festeggerà la prima volta del Montpellier che si presenterà in Champions con lo scudetto cucito sulle maglie.
La redazione
F.C.
fonte: fan page
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