I campioni d’Italia della Juventus stasera scendono in campo contro il Parma nell’anticipo della prima giornata di un campionato in cui devono difendere uno scudetto atteso sei anni.Ebbene, sembra proprio che il calcio giocato sia l’ultimo dei pensieri in casa bianconera. Tanto è strabordante il caso Conte, tanto influiscono i veleni che stanno inquinando ancora una volta il calcio italiano. Le pesanti accuse alla giustizia sportiva lanciate dal tecnico juventino, dopo la conferma dei dieci mesi di squalifica per Albinoleffe-Siena («Condanno da un giudice tifoso, Procura federale pappa e ciccia con Carobbio»), aggiunte a quelle del presidente Andrea Agnelli, hanno lasciato il segno. Così, dopo il duro intervento del presidente del Coni Gianni Petrucci («Basta con questi attacchi alla giustizia sportiva»), ecco intervenire il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, già in passato nel mirino di Andrea Agnelli e della Juventus, che ha ancora in piedi una richiesta di risarcimento danno da 443,7 milioni di euro presentata al Tar del Lazio per i comportamenti assunti nella vicenda di Calciopoli dal 2006 al 2011.
«Non ci sono posizioni precostituite nella giustizia sportiva», ha detto Abete rispondendo alle domande sui rapporti tra la Federazione e la Juventus. «Agnelli e io cerchiamo di calmarci? Dovremmo essere nervosi entrambi, ma per quello che mi riguarda io sono sufficientemente sereno. Agnelli è presidente di un grande club e tutela gli interessi della sua società. Io svolgo un’attività diversa e ho il diritto-dovere di far rispettare le regole che garantiscono autonomia alla giustizia sportiva», ha aggiunto il numero uno di via Allegri. Che parlando a Coverciano nel corso dell’incontro di inizio stagione con gli arbitri aveva sostenuto: «Quando si è protagonisti in negativo ognuno riscopre la giustizia a proprio uso e consumo». Annunciando che riproporrà Palazzi e Mastandrea a capo della Procura federale anche per il prossimo quadriennio. «La fiducia nei confronti degli organi di giustizia sportiva è massima, queste realtà vanno rispettate – ha spiegato Abete – Un giudice può come tutti giudicare bene o male, tutti possono criticare: ma va riconosciuta la funzione della giustizia che non è appiattita sugli interessi. Chi attacca – ha aggiunto Abete – non sa che la separazione dei poteri è garanzia di democrazia anche nello sport. Ognuno si assume le proprie responsabilità: il calcio non e proprietà privata, il miglioramento delle persone nel calcio deve essere fatto a 360 gradi e non bisogna bypassare le competenze federali. Noi vogliamo essere una federazione rispettosa delle regole, non accettiamo chi alimenta tensioni e fazioni». E poi entrando nello specifico: «Conte? Non c’è accanimento nei confronti di alcun tesserato, non ce ne sarebbe il motivo – ha detto il presidente della Federcalcio – Capiamo la sofferenza di ciascuno, ma la critica deve essere sempre rispettosa. Per quanto mi riguarda, condivido le parole di Petrucci, e quando sento parlare di giudici tifosi, è chiaro che la maggioranza di chi sta nel calcio può avere una passione sportiva, ma quando si è professionisti si ha il dovere di rispettare questa propria professionalità».
La partita con il Parma? Speriamo non sia solo l’occasione per i tifosi bianconeri di sfogarsi contro la giustizia sportiva. La Juve sul campo è un’altra cosa, anche senza Conte in panchina.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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