Attraverso la piattaforma Otro l’attaccante argentino della Juventus Paulo Dybala ha raccontato alcuni aneddoti. Ecco le sue parole:
“La prima volta con il pallone? Ero un bambino, non ricordo bene. Avevo più o meno 3 anni, in quelle foto con il pallone mostrate dalla mia mamma. Giocavo coi miei fratelli, poi m’iscrissi a una scuola calcio. E vicino a casa mia, con i bambini della mia età, non facevo altro. Segnai i miei primi gol. Il primo importante? Undici o dodici anni, giocavo per una squadra locale con i miei amici. 4 reti, in quella gara. Il quarto fu il pareggio e fu su punizione. Ricordo che il portiere non poteva arrivare fino alla traversa… ho calciato sotto l’incrocio, e pareggiai. Le prime lacrime? Lo facevo sempre, ma mai davanti ai miei compagni: fino ai 10 anni quando perdevo una partita. Tornavo a casa, raccontavo tutto a mio padre e certe volte piangevo. Odiavo perdere, come oggi non l’ho mai fatto in tv per una partita per la mia squadra o la Nazionale. Mi è capitato di farlo in campo”.
CAMBIO VITA – “Non pensavo di avere una carriera così, quello che sto vivendo come calciatore… da piccolo seguivo il calcio, lo giocavo perché mi divertivo. Con gli amici volevamo essere Ronaldinho, Ronaldo. Ma non ho mai pensato: ‘Oggi do il massimo altrimenti non divento nessuno’. Non ci pensavo, neanche quando arrivarono i primi anni da professionista. Il mio esordio non lo scorderò mai. Giocavo per l’Instituto de Cordoba ed era contro l’Huracan. 2-0 per noi. C’erano famiglia e amici, avevano più ansia di me. A 17 anni ero agitato, non è stato facile ma i miei compagni e lo staff mi hanno aiutato molto. E il contratto con la Juve? Giorno speciale. Ero in vacanza con mio fratello, coi miei amici. Era arrivato il contratto mentre ero in spiaggia. Tornai in hotel, lo firmai e siamo tornati a prendere il sole”. SUI TIFOSI – “Dopo i due gol al Barcellona, i tifosi iniziarono a gridare il mio nome. Dentro di me mi sono detto ‘guarda cos’hai raggiunto, ora continua!’. Dovevo trovare la forza di continuare e dare di più ai tifosi per guadagnare il loro affetto. Voglio che vedano i sacrifici che faccio per renderli felici. Cerco di fare del mio meglio, se succede sono felice. Nazionale? Mi dissero che potevo essere convocato a settembre dello stesso anno, ne avevo 21 e mi dispiacque non andare. A ottobre ci sarebbe stata una nuova lista di convocati, quella volta non ci prestai molta attenzione ma venni convocato per la prima volta. Mi ritrovai in quello spogliatoio insieme a tutte quelle star”.
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