Ora e per sempre… Napoli è il Paradiso, la scelta di vita, l’amore a prima vista capace di resistere a qualsiasi ruvida (rovinosa, pericolosa) “tentazione” (la rapina del Rolex, quello dell’auto con sua moglie minacciata); Napoli è un’oasi, la cartolina nella quale lasciarsi stampare a mo’ di tattoo, il simbolo di se stesso contenuto in quel panoramico Marekiaro: «E lui potrebbe restarci per il resto della sua carriera, come ha fatto Francesco Totti con la Roma». Napoli è il proprio cono di luce, la terrazza oltre la quale non si scorgono orizzonti, né umanissime sollecitazioni (ricordate il Milan e mister X): e mentre la settima meravigliosa stagione sta ormai per decollare, con la colonna sonora che gli fa venire la pelle d’oca, Marek Hamsik si candida per la cittadinanza ad oltranza che praticamente gli viene consegnata dal proprio procuratore – Juraj Venglos – confessandosi in Patria, con la Pravda. «Perché dovrebbe andar via? Se avesse voluto, avrebbe già potuto farlo».
LA STELLA – Napoli è casa Hamsik persino di proprietà (al Villaggio Coppola); Napoli è un cordone stretto intorno a sé nel luglio del 2007 e mai reciso, neanche quando s’avvertivano le “sirene”; Napoli è un poster che si srotola attraverso duecentosessantadue partite (218 in campionato e le altre tra Coppa Italia, Europa League, Intertoto e Champions) e settantuno reti (andando sempre in doppia cifra), un capolavoro d’emozioni vissute calandosi nel ruolo dell’uomo-simbolo, la bandiera a cui legarsi e che Venglos intravede sistematicamente in quel san Paolo eletto a proprio giardino della felicità e illuminato da quella star.
NO LIMITS – Avanti tutta, avanti tutti assieme appassionatamente: «Ha avuto diverse offerte importanti, in passato, ma non ha mai avvertito il desiderio di lasciare. E non c’è motivo che ciò accada adesso: è vero, nel calcio non si può mai dire, magari un giorno arriva una proposta buona per De Laurentiis…». Ma Hamsik è il “figliolo prediletto”, è “il ragazzo serio, un modello” con il quale sono state sufficienti strette di mano e rinnovi siglati su tovaglioli che sventolano come drappi e sembrano annunciare un’esistenza da principe azzurro: «E poi ora il Napoli giocherà in Champions League. E allora Marek potrebbe restare un anno o anche due o anche per l’intera sua carriera, proprio come ha fatto Totti con la Roma».
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