TORINO – La felicità è: «Quel che si coglie nello spogliatoio». E mentre il fumo della doccia avvolge il Napoli, gli occhi di Jorginho scrutano nel vuoto: 0-1 all’Olimpico, mentre la Roma se la sta giocando con l’Udinese, mentre la Fiorentina s’era già presa i tre punti e l’Inter pure, mentre s’allungava qualche preoccupazione – eh sì – perché intanto prendere il Toro per le corna non era stata impresa semplice. Anzi. «Ma ora siamo contenti per i tre punti e c’è il giusto entusiasmo per questa vittoria». Il calcio sa essere scienza inesatta: la traversa di Bovo, il palo di Meggiorini, le sofferenze sparse qua e là, nel contesto d’una serata complessa e nello spazio (infinito) che raccoglie campionato ed Europa League; però i conti tornano, e fa niente se è stato pathos prolungato, se l’ira granata si sparge ovunque, perché in quel momento, quando ormai è finita, Jorginho si lascia scivolare addosso qualsiasi contaminazione ambientale: «Volevamo la vittoria e la abbiamo ottenuta: siamo soddisfatti per il risultato, perché qualcosa avevamo creato nel primo tempo. Nessuna gara è semplice, val la pena di ricordarlo».
VOGLIA DI CHAMPIONS- Un’ora e mezza con il batticuore, perché Torino-Napoli è per uomini forti, è la sintesi d’un momento felice ma sino a un certo punto: la classifica è un energizzante, la prestazione un interrogativo che Jorginho tiene per sé, buttandosi alle spalle le insicurezze e viaggiando verso orizzonti egualmente indecifrabili, ancorché definiti: «E’ indiscutibile che si insegua la Roma, ma a noi tocca vincere e non pensare ad altro: inutile star qui a pensare ai giallorossi, la stagione è lunga e per avvicinarli dobbiamo dobbiamo raccogliere il maggior numero di successi. Quello di Torino ha un valore importantissimo, perché ci mette in condizione di tranquillità rispetto alle inseguitrici».
«NOI C’ERAVAMO»- La partita doppia è nei fatti: il Toro che sbuffa, s’arrabbia, s’indigna, ce l’ha un po’ con la sorte e parecchio con Doveri, e il Napoli che si rilegge dentro attraverso Jorginho, rivede la propria nottata rischiarata da el Pipita, con la zampata del goleador, proprio quando ormai sembrava andata. «Però nel primo tempo avevamo creato anche noi: ripenso all’occasione che ha avuto Callejon, sul mio assist. Era una opportunità, ci ha detto male. Poi nella ripresa è stato diverso, però siamo paghi, è un’affermazione che ci dà punti e morale. Ed ora pensiamo ad altro, al Porto per cominciare».
NAPOLI FOR EVER- Oggi è già domani: è tempo di Mondiali, indiscutibilmente negati dalle norme («però sarebbe un onore»); è tempo di corsa Champions («restano un bel po’ di partite e la nostra missione è conquistare il maggior numero di partite»); è il tempo che Jorginho deve scandire nelle giocate del Napoli, che Benitez gli ha consegnato porgendogli le chiavi del centrocampo. «Io sono soddisfatto di questo mio primo periodo con gli azzurri, mi sembra di aver avuto un buon impatto, di essere entrato nei meccanismi della squadra assai agevolmente. Però se tutto ciò effettivamente è accaduto, il merito è dei miei compagni, è del mister, è di un ambiente nel quale sono stato accolto benissimo. Io sono concentratissimo su questo finale di stagione, mi applico per far bene ciò che mi viene chiesto: penso solo e soltanto al Napoli». La felicità ecco cos’è.
Fonte: Corriere dello Sport
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