Lo chiamano il calciatore totale: perché sa fare il regista e poi anche il mediano e quando occorre magari s’inventa mezzala. E allora, si metterà là in mezzo al campo, comincerà a dirigere il traffico, s’ingegnerà nei lanci, giocherà corto o lungo, poi s’ingegnerà nel correre dietro chiunque e quando se ne presenterà l’opportunità (come è capitato contro la Lazio in coppa Italia) cercherà il gol e se prenderà il palo, pazienza.
Però è pure un uomo part-time: perché in Europa League non c’era posto, o meglio serviva coprirsi le fasce. Rafa è stato costretto ad adeguare la coperta in altre direzioni, dunque dentro Reveillere e Ghoulam. E a Jorginho, il gioiellino Fuori dall’Europa League stasera all’Olimpico e sabato al San Paolo contro il Milan toccherà soprattutto a lui trascinare la squadradel mercato
del Napoli, resterà l’Italia, che pure poca cosa non è mica niente: la coppa e il campionato, il sogno della finale da afferrare al volo o la speranza di prendersi quel secondo posto che d’accordo, al momento è distante e tanto, ma che comunque non è ancora irraggiungibile. Provarci non costa nulla, anzi è un dovere sentito e recepito come tale.
L’UOMO OVUNQUE – E’ indiscutibilmente Jorginho, che domina la scena mediatica attuale, che diviene il tormento dialettico di chiunque, che ha simboleggiato l’estasi: perché un regista che entra e si prende il Napoli al volo, i tifosi azzurri lo sognavano al san Paolo dai tempi di Ciccio Romano e perché dopo aver perduto Verratti, che venne stoppato da Mazzarri con il contratto ormai firmato da De Laurentiis, era divenuta un’ossessione.
Poi a Bigon viene l’idea, a costi ragionevoli e cinque milioni bastano per portarsi a casa un bel po’ di materia grigia, piedi e rapidità di pensiero, un atipico, sostanzialmente, uno che sta a metà tra Pirlo e Xavi, che però pur essendo nato in Brasile ha scelto l’Italia dei nonni, si è già vestito d’azzurro con la Under 21 e se Prandelli dovesse farci un pensierino.
IN ITALY – E dunque, a lui l’Italia, in tutte le sue derivazioni: quelle del mercoledì sera e quelle del sabato o della domenica, quelle che possono consentire di vincere qualcosa e quelle che poi potrebbero condurre nella magia della Champions. Quelle di Jorginho, che s’è presentato con l’umiltà utilizzata per accettare serenamente l’esclusione dal listone Uefa: «Io sono qui per crescere» . Potrà farlo – dovrà farlo immediatamente, perché già all’Olimpico gli viene chiesto ancora di dare un cenno della propria personalità, di consolidare la manovra, suggerendo il percorso prestabilito per la finale; e poi toccherà ancora a lui sabato sera, contro il Milan, che pure l’aveva inseguito, e tanto, sino a quando il Napoli non s’è presentato a Verona, ha staccato l’assegno di cinque milioni per la metà, ha definito persino il riscatto per l’altra metà ed ha deciso di conseggarli le chiavi del centrocampo.
VERSATILE – Intanto, lui resta totale, cos’importa che debba essere utilizzato part-time: perché avendo la responsabilità dei leader, gli toccherà maturare rapidamente, spingere il Napoli oltre i suoi attuali limiti, dunque indirizzandolo: e vabbé se di fronte si troverà De Rossi o Strootman e se poi, dopo circa settantadue ore, s’imbatterà in De Jong o Montolivo, e se tra una settimana, identico copione dell’Olimpico, dovrà misurarsi di nuovo contro la Roma nello scenario di casa però e cercare di prenderla a spallate o di aggirarla con quel piedino fatato che ha avuto la capacità di far innamorare al primo colpo il san Paolo.
Ventidue anni e quel tocco di saggezza, quella luminosità nelle sue giocate: quest’Italia non è un paese per vecchi, ma per Jorginho. E per esportarle, basterà aspettare ancora un po’….
Fonte: Corriere dello Sport
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