I numeri hanno un’anima e la trasmettono in campo: perché nove mesi dopo, quando ormai è tutta un’altra storia, tra le pieghe d’un campionato qualcosa si può leggere e si può anche analizzare. C’erano una volta: succede, nel football, d’accorgersi che qualcosa è (fisiologicamente) mutato, che tra quei ventuno uomini spalmati nel trimestre del turn-over ci sono assenze eccellenti e presenze impalpabili, ma è persino normale che ci siano cali ed evoluzioni, che ci si ritrovi – in una fase qualsiasi della propria esistenza – ad attraversare le montagne russe del rendimento. Già, c’erano una volta Ghoulam, Henrique e Jorginho, in principio gli oggetti misteriosi della campagna acquisti di gennaio 2014 (2014, occhio) e poi d’incanto le sorpresissime di quello scorcio di stagione vissuto da protagonisti. Ma quando una nuovo campionato è cominciato, basta allungare un’occhiata nelle statistiche per accorgersi che il terzetto è evaporato, svanito misteriosamente. Down, giù, molto giù.
GHOULAM. Una furia: quindici presenze in campionato, quattro in Europa League e tre in coppa Italia (in cinque mesi): è il valore aggiunto, l’uomo che contribuisce (per un po’) a dimenticare Zuniga, almeno a sopportarne l’assenza. Diviene persino soggetto di mercato: perché in segreto piace all’Arsenal, rimasto defilato conoscendo l’incedibilità. Rientra dal Mondiale affaticato, si fa male a Bilbao ad un braccio, non riesce mai a riprendere confidenza con il suo rendimento. Ha appena tre presenze e nessuna memorabile.
HENRIQUE. Il tuttofare: centrocampista, centrale difensivo, esterno di destra; segna un gol a Catania che sa di Van Basten (con rispetto parlando), va al Mondiale come ventitreesimo a testimonianza che le sue prestazioni sono approdate sino in Brasile, è un jolly buono per qualsiasi circostanza ma sinora ha appena raccolto una apparizione, lui che in fino a maggio ne aveva giocate undici in campionato, due in coppa Italia e cinque in Europa.
JORGINHO. Un po’ Pirlo e un po’ Xavi: d’impatto, così bruciante, da prendersi il Napoli con tutta la regia. Ne fa quindici in campionato e quattro in coppa Italia, resta fuori dall’Europa League perché in quel momento l’emergenza sulle corsie costringe Benitez ad altre scelte, diventa il punto di riferimento con Ilner del centrocampo e manda in tilt sia Dzemaili che Behrami, che una partita non la vedono quasi mai da titolari: è il nuovo che avanza, a grandi falcate, e sarebbe in orbita nazionale se i regolamenti non lo proibissero (per ora). Un po’ Pirlo e un po’ Xavi: a Benitez basterebbe un po’ di quel Jorginho là. Per il momento cinque presenze, ma marginali.
Fonte: Corriere dello Sport
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