E’ lui o non è lui? Poi pian piano sono comparsi larghi sorrisi e s’è sciolto il sangue. Stavolta non quello di San Gennaro. Ma quello “dint ‘e vene” di una ventina di piccoli calciatori che s’erano ritrovati sotto il Duomo di Napoli, per la consueta partitella improvvisata. La “cantera” della strada, quella a cui poi restano legati per sempre i sudamericani. Anche quando diventano famosi. Le origini non si dimenticano mai: le strade, le spiagge, i cortili, hanno rappresentato per loro le prime scuole di formazione. Anche per uno come Jorginho, ora sempre più “amico Jo”, per uno scugnizzo italobrasiliano che, pur muovendo i primi passi (calcistici) nella lontana Imbituba (un po’ di magia anche nel nome), è arrivato in Italia che era ancora un ragazzino. Dopo che la mamma, a sua volta calciatrice, dovette smettere, poiché una nuova gravidanza non le permetteva di continuare. E dunque, il sangue non mente. Dove c’è una palla che rotola, di cuoio, pezza o carta che sia, anche al cospetto dei santi, c’è sempre un cuore che s’infiamma, e che non si placa se non tocca l’oggetto del desiderio.
L’OCCASIONE. Ogni occasione è quella buona. Anche davanti alla casa di San Gennaro. Ma in fondo che male c’è: solo dieci minuti per far vivere ad alcuni piccoli fan un’avventura che porteranno dentro per tutta la vita. L’amico Jo s’è improvvisamente materializzato, ha chiesto palla, s’è messo lì buono, ad aspettare che gli arrivasse. Come uno dei tanti. Sul selciato dell’imponente cattedrale del 1300, che custodisce il tesoro e le reliquie del santo patrono della città, laddove si ripete annualmente il famoso miracolo. Ma quello di giovedì sera non è stato un miracolo. Solo l’istinto di un ragazzo semplice di 22 anni. Ed ecco il Jorginho che poi ti puoi anche aspettare: a dribblare pure le fioriere, a chiedere palla a quel nugolo di sbarbatelli, prima noncuranti, poi un po’ sorpresi. Cercando la sua posizione nella porzione di campo improvvisata, mentre il pallone impattava e rimbombava su di una saracinesca del porticato.
L’IDENTITA’. Poi il grido di uno dei tanti: «Uààà jorginho!» e tutti a circondarlo, mentre qualcuno riprendeva con lo smartphone. «Fammi vedere il portafoglio», naturalmente non per farlo sparire, ma per convincersi di non soffrire di allucinazioni. Non ce n’è stato bisogno, però. Ai primi palleggi tutto è apparso chiaro. Solo pochi minuti per conquistarli, con la sensazione di essere lì da sempre. D’altronde, già dopo qualche giorno di Napoli: «Sono molto contento di essere qui. Mi sono sentito subito a casa» . A casa o davanti a un Duomo, fa nulla se c’è il pallone e un pugno di amici. Lui ha preso a cuore tutto, dai nuovi colori alla città, ripetendo più di una volta di gradire particolarmente la speciale miscela. Riuscendo in tempi brevissimi a comprendere cosa si intende per napoletanità. Il video girato è stato postato sulla sua pagina facebook, con un’aggiunta: «Mi aspettavo di poter giocare di più con voi, magari la prossima volta» . E in calce il gradimento dei tifosi sotto forma di migliaia di commenti e condivisioni: «Bravo! Hai fatto un gesto bellissimo nella sua semplicità». Tornerà ancora l’amico Jo, statene certi.
fonte: Corriere dello sport
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