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Jorginho: «Dopo l’azzurro Napoli, ora quello dell’Italia. Studio Pirlo, voglio essere il suo erede»

Napoli città fantastica e molto brasiliana, mi trovo bene. Benitez? Un uomo tranquillo ed educato

Non ci vuole un fisico bestiale per essere un campione da Nazionale. Quella italiana, s’intende, perché Jorginho attende una telefonata, un cenno dal nuovo Ct, qualunque esso sia. Alla maglia azzurra c’è già abituato, quella del Napoli, che indossa con orgoglio e disinvoltura da quando, lo scorso gennaio, Rafa Benitez l’ha voluto alla sua corte. Ha rotto gli indugi con l’Under 21 tricolore, adesso attende la chiamata dalla Nazionale maggiore. Ma i suoi pensieri sono solo per il Napoli dove Jorginho si è già perfettamente ambientato. Napoli è sicuramente la città più… brasiliana d’Italia e d’Europa. Di «saudade» non se ne parla. Anzi: il natìo Brasile è sempre più lontano. Non l’hanno voluto e, tanto meno, l’hanno più cercato, neanche per la Seleçao. Anche se Dunga volesse cambiare idea sarebbe veramente troppo tardi. Quindi Jorginho non avrebbe difficoltà a rispondere «Obbedisco!» come un vero patriota. «No. Finora non ho potuto scegliere perché non ho avuto richieste. Ma la maglia azzurra è nettamente in cima alle mie preferenze. Non avrei dubbi: accetterei subito una chiamata da Coverciano».

Come mai questa convinzione così forte?
«L’Italia è diventata la mia patria vera e sincera. Mi ha dato l’opportunità di crescere. Invece in Brasile non ho mai avuto spazio. Qui ho avuto la possibilità di realizzare i miei sogni mentre dove sono nato mi continuano a ignorare ancora adesso».

La maglia azzurra dopo il Mondiale brasiliano si è un po’ sbiadita…
«È vero ma l’Italia ha sempre un peso importante, sarebbe un onore far parte di una Nazionale così forte. E poi ho grande riconoscenza verso questo Paese che mi ha dato una possibilità fondamentale per migliorare la mia vita e coronare i sogni di quando ero bambino».

Il Milan, già orfano di Pirlo, un anno fa ha perso anche la possibilità di poter ingaggiare il suo…erede naturale?
«Quello che ha fatto e sta facendo Pirlo è difficile da raggiungere per qualsiasi calciatore. Sicuramente si tratta di un esempio importante per tutti i giovani e io ho voglia di imparare tanto da lui».

Qual è il segreto di Pirlo?
«Innanzittuto è difficile vederlo sbagliare. Le situazioni di gioco complicate lui le fa diventare semplici… È impressionante la capacità di giocare la palla senza mai perderla, senza mai sbagliare un passaggio. Tutte queste caratteristiche l’hanno fatto diventare un grande campione».

Jorginho regista davanti alla difesa nel centrocampo a 3 che ha fatto la fortuna dell’ottimo Mandorlini. Ma giocando a «due» come nel Napoli di Benitez quanto e cosa cambia?
«Cambiare, trasformarsi non è mai semplice. Mi rendo conto che in questa posizione ho dato il meglio di me stesso. Ma lavorando e ascoltando tutti è possibile migliorare, fare bene».

Qual è il problema più evidente di questa metamorfosi?
«Quando si è in due sulla linea mediana bisogna fare di tutto, di più. Occorre attaccare ma anche difendere. E non è detto che al tuo fianco ci sia sempre un giocatore di rottura, d’interdizione. Non è stato così quando ho giocato spesso qui nel Napoli con Inler, ma ce la siamo sempre cavata bene. Bisogna saper funzionare sempre la testa, ragionare, prevedere le mosse dell’avversario giocando d’anticipo. Non è semplice, ma io mi impegno sempre al massimo».

Jorginho trequartista: è una possibilità?
«Il mio idolo da bambino era Kakà, una vera icona in Brasile. Ho provato a giocare in quella posizione, ma non mi sono trovato. Il mio posto è davanti alla difesa, come regista, non ho dubbi. Per questo mi sono ispirato a Pirlo, il miglior interprete in questo ruolo».

Pirlo «cecchino» infallibile sui calci di punizione…
«Sto studiando anche per migliorare su questo fronte. Negli ultimi tempi, però, ne ho calciate poche e, comunque, non dirette in porta».

Quale è lo stile di Jorginho?
«Calciare forte, a giro, cercando di eludere la difesa schierata. Pirlo e Juninho Pernambucano sono devastanti, io devo ancora imparare tante cose».

Jorginho può migliorare la forza del suo fisico?
«Mi alleno anche per ottenere per questo scopo, ma non so quanto possa cambiare ancora… La mia caratteristica principale è che spesso riesco ad arrivare sul pallone prima dell’avversario con l’intuito, la forza del pensiero, evitando se possibile il contrasto».

Come si allena la…forza del pensiero?
«Io sono arrivato alla conclusione che anche nel gioco del calcio tanto, forse tutto, dipende da un fatto mentale. Io alleno la mia mente grazie alla collaborazione di un mental-coach, una figura che è ancora poco conosciuta nel mondo del calcio. Si tratta di un mio amico, Nicolà Fittà. Lo frequento dai tempi di Verona. Ci incontranno dopo la mia partita d’esordio (Verona-Torino 1-3; ndi) dove io mi trovai subito in grande difficoltà».

Su quali aspetti lavora Nicola Fittà?
«Premesso che io non riesco più a fare a meno del suo supporto professionale, il suo compito è quello di insegnarmi a gestire le emozioni anche fuori dal campo. Compresi i rapporti con la famiglia, con il mondo che mi circonda. Io adesso vado in campo sereno, la mia concentrazione è sempre al cento per cento. A Verona ci frequentavamo tutti i giorni, adesso viene lui a Napoli una volta ogni due settimane».

La mente di Jorginho è pronta ad affrontare due partite alla settimana fra campionato e Champions League?
«Mi sto allenando anche per questo… Anche se sono sempre più convinto che è necessario pensare a una partita alla volta per evitare troppa confusione».

Mens sana in corpore sano, quindi?
«La mente è più che fondamentale. Se non sei con la testa a posto le gambe non vanno…»

Napoli e il Napoli: come è stato l’ambientamento di Jorginho in questi primi mesi?
«Perfetto,tutti mi hanno accolto molto bene, sono contento, pensavo di incontrare più difficoltà».

Che dire della città?
«È molto…brasiliana. Sapevo già prima che questa era la sua caratteristica, mi è piaciuta subito. Non sono rimasto deluso».

E i tifosi del Napoli che sognano lo scudetto resteranno delusi?
«Non faccio pronostici, anche se posso garantire che noi calciatori faremo di tutto per portare la nostra squadra in alto dove merita di essere. Ma il prossimo sarà un campionato molto difficile».

Che dire di Benitez?
«È un uomo per bene, educato, non perde mai il controllo, sono qualità da ammirare».

Fonte: Corriere dello Sport

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