Xavier Jacobelli sulle colonne di quotidiano.net ha espresso il suo dissenso nei confronti dello sciopero dei calciatori. Dai e dai, Campana ce l’ha fatta: rotte le trattative per il rinnovo del contratto collettivo, i calciatori incroceranno i piedi l’11 e il 12 dicembre. L’agitazione riguarda i 650 privilegiati della serie A, i cui emolumenti annui medi, premi esclusi, oscillano attorno a 1 milione 350 mila euro. Per chi se li fosse persi, questi sono gli otto punti al centro della discussione con la Lega Calcio:
1) CONTRATTO FLESSIBILE con introiti legati ai risultati. L’Aic lo vuole flessibile fino al 50%, la Lega di serie A vuole flessibilià assoluta, compresa l’automatica riduzione degli stipendi in caso di retrocessione in serie B.
2) PROFESSIONALITÀ. Secondo la Lega il calciatore deve fare solo il calciatore, per l’Aic è libero di svolgere un’altra professione durante il tempo libero.
3) COMPORTAMENTO. Deve essere eticamente irreprensibile per la Lega, anche fuori dall’orario di gioco o allenamento, mentre per l’Aic i calciatori devono poter disporre come preferiscono del loro tempo libero.
4) CURE MEDICHE. Devono rimanere circoscritte allo staff del club per la Lega, mentre per l’Aic i calciatori possono farsi curare da chi vogliono.
5) SANZIONI. Per la Lega devono essere automatiche, per l’Aic invece bisogna sempre rimettersi alla decisione del collegio arbitrale. Inoltre la Lega vuole avere mano libera nelle sanzioni ai propri calciatori, svincolandole dall’ingaggio (attualmente non si può superare il 30% dello stipendio).
6) COLLEGIO ARBITRALE. Per le società il presidente deve essere scelto dalla Lega fuori dal mondo del calcio, secondo i giocatori dall’Aic tramite sorteggio interno.
7) ALLENAMENTI. Per la Lega un allenatore può dividere la squadra in più gruppi distinti (il riferimento è ai cosiddetti “fuori rosa”); per l’Aic i calciatori devono invece essere sempre preparati tutti insieme, senza discriminazioni.
8) TRASFERIMENTI. Era il punto più dibattuto. Per la Lega un giocatore non può rifiutare il passaggio ad un club dello stesso livello di quello in cui si trova e che gli garantisca lo stesso trattamento economico. In caso di rifiuto, il contratto si intende rescisso automaticamente con una multa da pagare da parte del calciatore che ammonta al 50% del suo stipendio. L’Aic si oppone totalmente a quest’iniziativa.
Le cronache riferiscono che l’accordo sia saltato per il punto 7, relativo ai fuori rosa. In tal caso, ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Siamo all’assurdo, alla pretesa del posto fisso anche da parte di professionisti strapagati sul cui rendimento nessuno può mettere becco: nè la società che li paga nè il tecnico che li allena. Se un giocatore ha un rendimento disastroso o non si allena come dovrebbe o viene escluso per motivi tecnici, il problema non è suo, ma di chi lo paga. Che deve continuare a pagarlo. E’ la conferma che la casta pallonara vive su un altro pianeta, satolla com’è di privilegi e di favori ottenuti per colpa di troppi presidenti ciechi e sordi e ai quali non intende rinunciare. Tutto questo, mentre nelle categorie inferiori c’è il rischio tsunami, fra stipendi e tasse non pagate, debiti fiscali galoppanti, giocatori disoccupati che si moltiplicano, club che rischiano di portare i libri in tribunale persino nel massimo campionato in corso (i tifosi del Bologna stanno vivendo quest’incubo sulla propria pelle). Ma l’organizzazione di Campana se ne infischia, tanto a rimetterci saranno come sempre i tifosi. La giornata di campionato verrà recuperata, presumibilmente in un giorno infrasettimanale, magari in nottuno e magari in inverno; i diritti degli abbonati vanno a farsi benedire e, in un modo o nell’altro, gli scioperanti recupereranno la trattenuta in busta paga: con il prossimo rinnovo contrattuale, con un premio di rendimento, con un diritto d’immagine. Le vie dei procuratori sono infinite, la pazienza degli appassionati no. Per questo, i milionari che scioperano si meritano lo sciopero degli spettatori, peraltro già in atto, considerati gli stadi semivuoti in A e in B. Si meritano spalti pieni di sagome di cartone. Come questo calcio spezzatino made in Italy , senz’anima e senza diritto al futuro.
La Redazione
f.c.
Fonte: quotidiano.net
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