Armando Izzo, difensore classe ’92 in comproprietà tra Napoli ed Avellino, ha rilasciato un’interessante intervista ai microfoni di IamNaples.it. Il ragazzo di Scampia ha avuto modo di svelare i suoi esordi:
Come tutti gli scugnizzi, giocavo molto per strada durante l’infanzia. A 13 anni, poi, mio zio Mimmo Micallo, operatore calcistico in Campania, mi convinse ad iscrivermi alla scuola calcio, precisamente all’Arci Scampia. Ricordo sicuramente con affetto Antonio Piccolo, dirigente dell’Arci Scampia che mi ha aiutato tantissimo. Non avevo neanche i soldi per comprare le scarpe, poi, quando avevo qualche dubbio su continuare o meno nel giocare a calcio, mi convinceva ad andare agli allenamenti. Se ho mai pensato di smettere? Spesso, soprattutto quando è morto mio padre sia per il dolore che per le difficoltà economiche di mia madre. Servivano i soldi in casa e il calcio mi sembrava secondario in quel momento. Cosa mi ha fatto cambiare idea? E’ stato sicuramente importante il Napoli. Mi spiego, l’ex responsabile del settore giovanile del Napoli Peppe Santoro contattò Antonio Piccolo e decise di acquistarmi. La maglia azzurra, l’approdo ad una realtà professionistica, la sensazione che il calcio stesse diventando un aspetto più serio della mia vita mi hanno convinto a continuare. L’importanza del Napoli? Sono arrivato al Napoli nell’età dei Giovanissimi Nazionali, ma disputavo il campionato Miniallievi regionali con mister Felice Mollo. Una persona che ringrazio moltissimo; quando tutti mi scartavano perché non avevo la struttura fisica necessaria, lui ha sempre creduto in me. Periodi difficili? Ne ho avuti, mi ricordo quando il dirigente Cristiano Mozzillo (attuale segretario del settore giovanile del Napoli, ndr) m’inseguiva per portarmi agli allenamenti. Mi stavo abbandonando anche fisicamente e lui m’invitava costantemente ad andare al campo. Successivamente ho conosciuto il mio procuratore Paolo Palermo che mi ha seguito durante il torneo di Arco di Trento, quando giocavo negli Allievi Nazionali. Mi veniva a prendere e mi portava al campo, è stato lui a trasmettere la determinazione e la mentalità necessaria per intraprendere nel calcio un percorso da professionista”.
La Redazione
S.D.
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