La Spagna è campione d’Europa, ha colto il suo storico triplete Europa-Mondo-Europa. E noi a guardare. Davvero: più spettatori che avversari. Ho un triste ricordo di una battuta ispanica indigesta: “derrota gloriosa”. La usano i suadmericani perdenti quando vogliono consolarsi. Ma per me – italiano memore di una storica grandezza – le sconfitte gloriose non esistono. E la Spagna ci ha inflitto una sconfitta bruciante che non oserei definire neppure onorevole. Così come mi auguro che a nessuno venga in mente di definire gli azzurri Vicecampioni d’Europa, come accadde nel ’94 negli Stati Uniti quando, beffati da un modesto Brasile, osammo esibire quelll’inutile titolo. Non è stato il destino, a batterci, né una Invincibile Armata: ci siamo consegnati alla Spagna dal momento in cui abbiamo pensato, presuntuosamente, di affrontarla sul suo terreno, provando a conquistare e tenere il centrocampo con le sue armi preferite, col palleggio, i passaggetti. Un sogno. Poi ci siamo svegliati e abbiamo preso due gol – sapete come? – in contropiede. Al 13’, subito, infilati da Silva dopo un’azione velocissima e il servizio perfetto di Fabregas che ha azzerato la difesa azzurra ; al 41’ – più volte risparmiati, prima – puniti da un lancio di Xavi per Jorge Alba sul quale Buffon nulla ha potuto, privo com’era dell’assistenza del reparto difesivo. Poi, la storia di una umiliazione che siamo andati a cercarci accumulando disgrazie a errori, con gli infortuni di Chiellini, presto fuori e sostituito da un discreto Balzaretti; poi Cassano, ginocchio malandato e Di Natale al suo posto: inutilmente; e ancora Thiago Motta che sostituisce Montolivo e si fa male – da solo – subito, lasciandoci in dieci. Con due gol sulla groppa e altri due in arrivo, dopo averci inflitto esibizioni da arena, loro toreri e noi tori, ma stanchi, infiacchiti nel fisico e nello spirito. Presto matati anche da Torres e – guarda un po’ – da Mata.
A parte gli elogi, dovuti, alla Spagna, c’è da chiedersi se dobbiamo ancora studiare da spagnoli, se è utile continuare a imitare il calcio spagnolo del quale abbiamo preso poco, quasi nulla, mentre loro, guidati da un vecchio mago, hanno esibito un contropiede luminoso, edizione aggiornata e perfezionata della nostra arma preferita. C’è chi s’illumina d’immenso per una sconfitta gloriosa. A me non sta bene. La Germania aveva mandato in finale un’altra Italia, una Nazonale protagonista, non una comprimaria. Finalino: come avevo previsto, l’immensa, travolgente popolarità di Balotelli è durata quattro giorni.
Fonte: Il Roma.net
La Redazione
M.V.
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