Dura lotta e immensa gioia per la riconquista dei due punti di penalizzazione ed è bastato un attimo per buttarli via, quei due punti, con una invereconda bischerata. Quel che la Federazione ha ridato, De Sanctis ha bruciato. Lo chiamano il bello del calcio. Lasciate che lo dica Montella. Era una santa domenica da celebrare con un rito di ringraziamento e alla fine è rimasta solo la soddisfazione – tuttavia offuscata da quel gol ridicolo di Roncaglia – del centesimo gol di Cavani. Il primo lo segnò proprio alla Fiorentina in una magica notte di Palermo che me lo rivelò straordinario realizzatore di un gol da campione: non ebbe la fiducia di Guidolin, di Delneri e di altri tecnici saliti sulla giostra di Zamparini, e finalmente Mazzarri, che l’aveva fortemente voluto, l’ha trasformato nel geniale, generoso, inarrestabile bomber amato dai napoletani e insidiato da mezzo mondo: qualcuno prima o poi lo rapirà, ormai satrapi, emiri e sceicchi son pronti a conquistarlo a cifre iperboliche. Sarebbe importante consentirgli, prima di perderlo, di cucirsi sulla maglia lo scudetto tricolore. Oggi lo si confronta a Maradona per i gol segnati, gliene mancano solo ventitrè per raggiungerlo. Ma il nome del Pibe è storicamente avvolto nel tricolore. E intanto la Juve va, forte per se stessa e per quell’incontenibile ippocrinito Pogba, perdipiù aiutata dai suoi sciagurati inseguitori: prima la Lazio a Palermo – peraltro buggerata dall’arbitro che le ha negato il 2-0 di Floccari – eppoi il Napoli hanno rivelato l’assurda incapacità di far valere la maggior qualità dei propri impianti su avversari non trascendentali. E non si mi dica che tornare con un punto dal terribile campo dei viola è comunque un dato positivo. Forse per inseguire il secondo o terzo posto, non per puntare allo scudetto. La Fiorentina veniva da un ciclo negativo ed era battibile. È il Napoli che le ha offerto la guarigione miracolosa con quel bisticcio difensivo fra De Sanctis e Britos che merita un approfondimento. La festa per i punti ritrovati è stata incompleta: non c’era Cannavaro, felicemente ritrovato insieme a quei due punti e tuttavia lasciato in panchina da Mazzarri come se il capitano non avesse dimostrato di essere il più sicuro interprete della fase difensiva, se non altro per la personalità che gli consente di tranquillizzare un reparto spesso in preda al panico. La spiegazione del tecnico – «Cannavaro si è allenato in attesa del verdetto ma non come se fosse certo di tornare in campo» – non mi ha convinto; viva la prudenza che tuttavia s’è trasformata in un handicap con quel pasticcio del trentatreesimo minuto frutto di perigliose incertezze. Il Napoli ora si stringe intorno al tecnico improvvisamente rivelatosi – almeno a parole – più ottimista di sempre. E non solo – spero – per quei tredici punti in più rispetto all’anno scorso. Il prossimo impegno vedrà il Napoli su un altro campo proibito, il Tardini di Parma, mai violato, mentre il Franchi aveva conosciuto una sola sconfitta ad opera di un incredibile Pescara. Servirà un’impresa, per battere il compattissimo gruppo di Donadoni. Mentre la Juve ospiterà il disperato Genoa passato dalle mani di Delneri a quelle di Ballardini, magari avendo recuperato Pirlo e Marchisio. La fermerà Immobile?
Fonte: Il Roma
La Redazione
M.V.
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