Se io fossi De Laurentiis o Mazzarri – o tutt’e due – mi metterei in testa un solo obiettivo: fermare la Juve. Non dico batterla – che è pur possibile, basta guardare il passato – ma fermarla nella fase più delicata del suo Progetto. Che non è solo calcistico ma ideologico. Naturalmente spiego questa intenzione aggiungendo subito che il Napoli ha la possibilità di giocarsi una stagione decisiva visto che il Milan e l’Inter hanno problemi, non di soldi ma di amalgama (e in adeguata seduta spiritica lo confermerebbe anche Massimino), o più banalmente di assemblaggio dei talenti che gli offrirà il mercato: ragazzi sicuramente meno forti di Ibra, Thiago Silva, Pazzini e altri emuli di Eto’o. Come Lucio. Che appena è arrivato a Torino ci ha messo pochi minuti a capire che aria tira: «Sono d’accordo con Agnelli: la Juve ha vinto trenta scudetti». Te pareva…
Il resto conta poco. A pena d’errore, non credo nella Roma, nella Lazio, nella Fiorentina e – tenetevi forte e toccatevi – sono convinto che sia stagione buona per il Napoli. Che ha già una squadra, un gioco, un allenatore, e dunque anche un presidente: tutti già esperti in fatto di rincorse e di errori programmatici e di umori ambientali. Forte di questo ragionamento, io ci metterei su un pezzo da novanta, o a centrocampo o in difesa, magari un centrocampista difensivo d’alto bordo, per sfidare il futuro che ho chiamato Juve. La Signora – vincitrice di un campionato bello e significativo – ha, come dicevo, una serie di problemi ideologici, come quei partiti che coltivano idee lontane dalla realtà e patiscono l’impatto con la pratica: troppe proteste, troppi disegni (si fa per dire) eversivi che non fregano a nessuno. Io avrei messo la terza stella e buonanotte, tanto – come ha ammesso Andrea Agnelli – le stelle federali non contano nulla. (Dimenticando che quell’astro dorato da metter sul petto l’aveva inventato suo padre Umberto, qualche tempo fa, non il salumiere Negroni).
L’ambasciatore di queste speranze ha un nome, uno in particolare: Marek Hamsik. Per carità, ora che se n’è andato Lavezzi (ho il ciglio già asciutto) non si parlerà forse più dei miei Tre Tenori ma di uno solo, Edinson Cavani, l’ideale per giocare secondo lo schema-Capello (“nove-uno”). Ma la sicurezza e il nuovo dovranno puntare sul giovane slovacco che ha deciso di far sua patria Napoli, senza sdolcinatezze al mandolino e – credo – senza smodate pretese economiche: tatticamente, Mazzarri dovrà cominciare da lui, dandogli quel che non ha mai avuto, un ruolo. Eppoi un copione. Eppoi…Il seguito al prossimo numero.
Fonte: Il Roma.net
La Redazione
M.V.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro