Vigilia inquieta. A dir poco. Calcioscommesse, infortuni, incertezze tattiche: comincia oggi l’Europeo di Polonia e Ucraina e la Nazionale che nel cuor ci sta si presenta all’esame Spagna, come se all’Università ti facessero cominciare il corso direttamente dalla tesi di laurea. E’, questo, il torneo che volevamo organizzare noi, e almeno di quella sconfitta possiamo dire ch’è stata utile: pensate cosa sarebbe successo, in quest’Italia ferita dalla crisi economica e tormentata da un terremoto feroce, se avessimo dovuto organizzare la rassegna continentale che, nonostante le rassicurazione dei polacchi, sta mettendo a dura prova anche i due Paesi che le affidano un rilancio d’immagine ed economico. Avremo tempo e modo per aggiustare il tiro, per vedere come se la caveranno fra Varsavia e Kiev nel primo grande evento sportivo organizzato al di là dello storico Muro spazzato via per costruire l’Europa Globale. All’Italia di Prandelli è toccata la sede polacca, tanto per cominciare, ed è forse l’unico dato sicuramente positivo. Non dovremo affrontare – neppure noi narratori dell’evento – i lati oscuri dell’Ucraina, una pseudo democrazia afflitta da limitazioni della libertà degli uomini, balzata alla ribalta della cronaca anche per una disgustosa campagna di eliminazione dei cani. Per ora solo un’ipotesi di terzo mondo. Quando si giocherà la finale, a Kiev, tireremo le somme.
Oggi s’inizia con Polonia-Grecia e la ex squadra di Rehagen il Catenacciaro, che nel 2004 vinse a sorpresa l’Europeo portoghese, è attesa con immensa curiosità soprattutto per vedere se porterà i segni della crisi nazionale o se mostrerà – come si spera dall’Italia e come spesso succede nel calcio – una inversione di tendenza. Sono Europei, questi, da guardare con occhio diverso a seconda del tema emergente: da una parte il Continente dell’eurocrisi, dall’altra il Continente del Supercalcio. Domenica, con Italia e Spagna, la doppia rappresentazione sarà al top.
Una vigilia inquieta – dicevo – anche se i moderni smemorati aruspici fingono di leggere il destino scrutando le viscere del calcio azzurro e vendendo la fola del vantaggio – scaramantico – portato dagli scandali alla Nazionale: 1982 e 2006 – si dice – due storiche annate mondiali nate dalle ceneri del calcio scommesse e di calciopoli. Balle: si dimentica che nell’Ottanta l’Italia organizzò l’Europeo e lo perse nel peggiore dei modi proprio perché il primo calcioscommesse aveva offeso gli italiani – e gli stadi si presentarono vuoti – e depauperato la Nazionale privandola di Rossi e Giordano, i bomber più prolifici; Bearzot dovette affidarsi a Bettega e Graziani ormai pronti alla pensione: nelle prime tre decisive partite l’Italia segnò un solo gol, all’Inghilterra, firmato da Tardelli. Finimmo quarti dopo aver perso ai rigori dalla Cecoslovacchia. A proposito, l’esordio fu proprio con la Spagna, zero a zero. Cesare Prandelli, che non è tipo da buttarla in scaramanzia, cerca di mettere insieme, anche in queste ore, una Nazionale non di ripiego ma forte in difesa con Chiellini, gentiale in centrocampo con Pirlo, potente all’attacco con Balotelli. A dir le nostre virtù basta il nome di Supermario: forse gli affidiamo troppe responsabilità ma temo che senza un suo exploit da campionissimo torneremmo a casa presto. Allegria.
Fonte: Il Roma.net
La Redazione
M.V.
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