Et voilà, è Champions. Il verdetto atteso è sortito da una partitaccia che mi piace definire la più gagliarda della stagione di un Napoli grandioso per maturità e potenza. Tutti hanno meritato l’applauso appassionato e l’inno d’amore che è salito struggente nella notte bolognese dopo un avvio stento e tempestoso. Il Bologna umiliato all’Olimpico dalla manita di Klose ha tentato di opporsi più con rabbia che con strumenti tecnici agli azzurri inizialmente prudenti nel ricordo delle due sconfitte patite al San Paolo ad opera dei rossoblù. Poi i campioni di Mago Mazzarri hanno capito che da Diamanti, da Gilardino e da Perez non avrebbero potuto subire altro che assalti sconclusionati e velleitari, così come si sono destreggiati al meglio per evitare le pedate di Konè e di altri improvvisati gladiatori incapaci di reggere il confronto con una squadra che ha trovato a fine stagione la sua condizione migliore, giusto quanto bastava per allontanare definitivamente il rinascente Milan e – aggiungo io – per rimpiangere l’occasione perduta di reggere fino in fondo la sfida con la Juve. Tutto è cambiato, per il Napoli, quando Hamsik ha rotto gli indugi e da organizzatore del gioco s’è trasformato in risolutore: il suo gol, al 52, ha infiammato l’intera squadra, improvvisamente padrona totale del campo e del gioco con i bolognesi ormai ridotti a comparse. Letteralmente spariti, gli allegri autori delle due vittorie del San Paolo; e azzerato l’amaro ricordo della sconfitta che il Napoli aveva subìto alla fine del campionato scorso perdendo al Dall’Arail passaporto per la Champions. Mazzarri ha realizzato il capolavoro non perché avesse di fronte un avversario temibile ma per essere stato capace di convincere i suoi a mantenere i nervi distesi mentre il Bologna cercava soprattutto lo scontro fisico, frustrato dalla incapacità di opporsi al crescente dominio dei napoletani. Così è arrivato al 62’ il gol su rigore di Cavani per una disperata uscita di Stojanovic sulle gambe del Matador e ancora il fulminante tre a zero di Dzemaili al 67’. Cavani ha realizzato il suo centoduesimo gol, un’impresa che meriterebbe di proseguire nel prossimo torneo all’inseguimento del record di Maradona, ma il grande protagonista è stato Marekiaro, la vera ricchezza del Napoli, il leader che non ascolta le sirene e che – De Laurentiis e Mazzarri sono avvertiti – prima o poi qualcuno tenterà di rapire, perché su questi campioni – oserei parlare di “intellettuali del calcio”, di autentici quanto modesti geni – si regge il calcio moderno. Quando penso che con un paio di correttivi potrei veder nascere un Napoli da scudetto e da Champions, vorrei invitare De Laurentiis al sacrificio supremo: conservare al Napoli e al calcio italiano il Matador, costi quel che costi. Ma non rinuncio all’idea che Edinson Cavani arrivi a capire da solo che il futuro più bello e vittorioso l’aspetta a Napoli.
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