Siamo i più grandi. Siamo i più forti. La pozione magica che ci fa diventare giganti anche quando ci sentiamo picoli piccoli si chiama Germania, lo sparring partner che continua a spedire l’Italia nella storia. L’abbiamo domata per l’ennesima volta, questa è la quindicesima vittoria e ogni volta dobbiamo dire “la più bella”. Perché con la Germania giochiamo solo finali, quale che sia il passo ch ci aspetta il giorno dopo. Fu come una finale il 4-3 del Messico ’70, fu una finalissima Madrid ’82, e ancora una finale a Dortmund, nel 2006, quando dopo averla battuta volammo verso il titolo mondiale. Domenica c’è Italia-Spagna, partita piena d’insidia, il confronto-rivincita che i tocchettari ispanici che vogliono costringere il tango a diventare un tango mentre noi siamo ancora animati dalla passione per la battaglia che solo i tedeschi sanno rifocolare anche nei momenti più duri. E passerà alla storia del nostro calcio, quale che sia domani, SuperMario Balotelli, il cattivo ragazzo che ho difeso fin dal primo momento mentre se ne invocava l’allontanamento dalla squadra azzurra; lui, il Bad Boy che si fa bomber davanti ai potenti teutoni, lui che sente fortissimo l’aiuto dell’altro discusso campione dei nostri campi, Antonio Cassano, cuore antico e cuore nuovissimo di un gioco che da queste parti ha sempre apprezzato la fantasia, il genio ribelle, l’amore per il calcio che ci ha fatto per quattro volte signori del mondo. Ma tutti meritano, come i due primattori, un applauso e un grazie gridato con tutto il cuore, a partire da quel Buffon che ormai vediamo come un normale eroe degli stadi, lui che ogni volta – com’è stato con l’Inghilterra – cresce e giganteggia partita dopo partita. Questa volta non ci sono critiche, anche se qualcuno è stato come travolto dall’intensità del confronto con i tedeschi, alla vigilia campionissimi, dopo 95’ – e con un rigore – ridotti a comparse. Succeda quel che succeda, in questo benedetto Paese, ma noi ce ne freghiamo dello spread, della Merkel, dei tassi bancari, dell’Euro, della crisi perché al momento giusto – ridano i disfattisti – la bella Azzurra ci dà sollievo e ancora una forza di gridare viva l’Italia, come se fossimo ragazzi e invece – dico di me – abbiamo nella penna la storia di mille battaglie. E adesso, prendiamoci la Spagna, senza paura. I nostri ragazzi sono i migliori e devono arrivare al titolo anche se la vera finale – come ho detto – l’abbiamo giocata iersera.
Fonte: Il Roma.net
La Redazione
M.V.
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