Vi proponiamo la riflessione di Italo Cucci pubblicata sulle colonne de “Il Roma”:
Caro presidente, so che è difficile non abbandonarsi al piacere di farsi capopolo, magari addirittura all’idea di farsi promotore di una ribellione anti-potere, alla maniera di Tommaso Aniello d’Amalfi, meglio noto come Masaniello, il quale non aveva ideali altissimi e complicati ma solo la forte volontà di aiutare i suoi concittadini a combattere gli iniqui gabellieri spagnoli; per questo, mentre il noto Mazzoleni cacciava Mazzarri dal campo per motivatissime proteste, l’ho vista alzarsi dal seggio di tribuna e muovere le braccia verso i tifosi con atteggiamento fra il sacro e il profano, un po’ il cardinale che sollecita fiducioso il rinnovato miracolo di San Gennaro, un po’ l’agitatore di folle che chiede di manifestare contro l’Istituzione nemica che un tempo si chiamava Federazione e oggi si chiama Lega, ovvero l’organismo che – forse non tutti lo sanno – gestisce la SSA, ovvero la Società di Servizi Arbitrali. Il tutto è folcloristicamente e ideologicamente apprezzabile, dalle mie parti (Rai Internazionale) quell’immagine l’abbiamo trasmessa in tutto il mondo perché il mondo sapesse. Ma il mondo ha dato una risposta preoccupante, ha fatto arrivare al suo umile interlocutore un messaggio che le giro immediatamente: «presidente, stia calmo, sennò ci fanno il mazzo». Guarda caso, il pensiero di tanti coincide col mio: il Napoli ha disturbato il can che non dorme e anzi sta con gli occhi ben aperti per controllare eventuali azioni di disturbo; e il Napoli – si sa – rientra nella categoria dei disturbatori che già ai tempi dei successi maradoniani dovevano vincere tre volte per cogliere una vittoria, sudare sette camicie per aver ciò che legittimamente gli spettava, metter da parte tanti punti per poter arrivare senza troppa paura al traguardo; e a volte non bastava mettere fieno in cascina, adorabile luogo comune tramandato dai nostri maestri di tribuna stampa, per vivere tranquilli: almeno uno scudetto al Napoli gliel’hanno fregato, eppoi il destino – e gli uomini, chiamiamoli così – hanno lavorato a pieno ritmo per cacciare gli azzurri all’inferno. Lei, caro presidente, è arrivato sul più bello – si fa per dire – e ha salvato la Società, la Squadra e lo Spirito, ovvero tutto ciò che oggi sostiene la legittima speranza di restar lassù, fra i primi quattro; ma deve guardarsi dai nemici palesi e occulti, deve pretendere attenzione dalla Lega cui appartiene; anche alzando la voce, perché no? Ma deve – al tempo stesso – farsi furbo, non esibirsi in sorrisi o in rabbia, tanto meno con l’ironia che disturba i cialtroni, anzi: deve nascondersi, come in quegli anni belli e terribili seppe fare Corrado Ferlaino. Quel presidente si giovava della stampa amica, e di tutti i media obiettivi, per far sapere ciò che lo agitava, oggi sospetti superficiali, un altro giorno dettagli consistenti, eppoi quegli indizi, uno due tre quattro, cinque, più d’una prova, insomma; e siccome siamo tutti testimoni dei rigori fasulli dati contro il Napoli, di quelli sacrosanti negatigli, come ieri, e delle varie bravate di cui la sua squadra è vittima (compresi i gesti stupidi dell’amatissimo Pocho cui farei pagar cara la follìa di quello sputacchio che ha messo in crisi una squadra privandola di un campione indiscusso): ebbene, se fossi in lei lascerei la parola ai testimoni oculari – che anche ieri non hanno taciuto il danno subìto dal Napoli – usando prudenza nei confronti di un ambiente che continua a subire l’influenza del Potere. Milan e Inter non si toccano, soprattutto se ci si presenta a San Siro in vesti dimesse e a testa bassa, semmai s’approfitta dell’inatteso crollo della Juve per sostituirla in Zona Champions. Il Napoli, ieri, nelle ultime battute, ha lasciato al Brescia il suo abituale ruolo di combattente senza limiti. E per fortuna il destino dei lumbard era nei piedi di Caracciolo…
La Redazione
C.T.
Fonte: Italo Cucci per il Roma
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