Si sta realizzando la (mia) profezia che mi è costata risatacce e pesanti ironie: la Juventus – dicevo – è l’unica vera avversaria del Napoli. Paradosso, come no. Ma guarda caso la Juve – anche solo per ragioni di calendario – è oggi stata costretta a inseguire il Napoli. Per mantenere il primato in coabitazione o riprenderlo in solitudine. A Chievo, sfidando quei veronesi che hanno spesso fatto soffrire i napoletani. Ma le parole non hanno peso, lo so bene: quel che conta è che il Napoli la classifica l’ha scalata a suon di gol, giocando alla grande, ponendosi all’attenzione dei rivali (di sempre, da quando l’Avvocato Agnelli mostrò stupore per il primo scudetto maradoniano e lo definì “in libera uscita”) per la qualità degli uomini e del collettivo. Ricordo ai miei fedeli lettori – siano essi i manzoniani venticinque o centomila – quel che ho sempre detto di Marekiaro, definendolo l’Uomo Squadra, così come Cavani è il bomber fenomeno. È una festa vederlo giocare, una gioia vederlo esplodere nel gol col quale sembra voler ripagare l’ammirazione e l’affetto che lo circondano. Pensavo a Zeman, ieri, che con tutte le sue conclamate magìe (?) non è riuscito a far della Roma una squadra nonostante abbia gli uomini giusti; e riflettevo su Mazzarri che, pur lamentandosi per la panchina corta (dico di qualche tempo fa) è sempre riuscito a mandare in campo una Squadra anche quando gli mancava qualche “titolarissimo”; adesso, poi, che De Laurentiis ha portato a casa anche qualche titolare “aggiunto”, ecco che di scudetto parla non solo lui, il descamisado che ha reinventato il calcio napoletano sulla trama ereditata da Reja, ma anche Antonio Conte, in linea con Andrea Agnelli, per la prima volta sincero nell’assegnare il guanto di sfida agli azzurri, per nulla arrogante nè lamentoso. Durasse davvero, questa sfida, godremmo di un campionato straordinario. Fare squadra – dico di Mazzarri – non è facile, non vuol dire assemblare pezzi pregiati ma legare uomini veri. E allora capite perché dopo il mercato che lo stesso tecnico ha definito “il migliore di sempre”, poi vedete in campo Grava, il fedelissimo della Serie C, il ragazzo che ha sofferto – come Cannavaro, goleador di giornata – l’ingiuria del sospetto e della squalifica prima di guadagnare l’assoluzione. Qualcuno avrà magari criticato questa mossa “modesta” ma allora non conosce Mazzarri, non sa con quanta passione e dedizione curi il rapporto con i suoi ragazzi. A Napoli non è successo quel che ha messo in luce negativa la Juve: Marotta che “tenta” prima Immobile, poi Gabbiadini, poi Belfodil e infine Icardi facendo intendere che in contropartita può esserci Matri, addirittura Quagliarella, ha sicuramente favorito – oltre all’irridente “no” di Genoa, Bologna, Parma e Samp – disagi da spogliatoio. De Laurentiis e Mazzarri hanno sempre lavorato per evitare la mortificazione dei giocatori e i conti tornano. E l’orgoglio di essere “napoletani” è palese, a cominciare da quell’Hamsik le cui dichiarazioni d’amore sono veritiere, entusiasmanti, incoraggiamento virtuoso, non caritatevole, per continuare a battersi per uno scudetto non facile ma nemmeno impossibile.
Fonte: Il Roma
La Redazione
M.V.
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