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Italo Cucci: “Ora guardarsi le spalle”

La Juve ha avuto quel che voleva: un pareggio le permette di tenere l’avversario a distanza e di scoraggiarlo, se ancora avrà voglia di inseguire. Del che dubito. Fossi in Mazzarri e nei campioni azzurri, continuerei a giocare per il tricolore per non correre il rischio di cedere il secondo posto da Champions sicura. Ma approfondirei la conoscenza del “male oscuro” che tiene Cavani ancora lontano dal gol. Se queste sono le Signore dello Scudetto, se quello visto al San Paolo è il calcio migliore d’Italia, ritiro tutte le critiche rivolte ai solipsisti catalani e gli accenti entusiastici dedicati a Juve e Napoli e invito Milan e Lazio – che s’affrontano fra poche ore – a offrirci divertimento vero, novanta minuti d’avventura. Nel tentativo di smacchiare la Zebra, il Napoli è stato più impreciso e noioso di Bersani, mentre la folla del San Paolo s’aspettava assalti grillici. La stessa Juve, titolare dell’Intensità, ha avuto rari momenti di splendore, affidandosi più all’arte dei guerrieri difensori che agli spunti offensivi di Vucinic e Giovinco: l’inutile pressione dei due attaccanti bianconeri ha in fondo rivelato quel che cercava Conte: un bel pareggio, l’uno-a-uno firmato Chiellini e Inler inutile per il Napoli. Lo ha dimostrato anche la feroce marcatura di Chiellini su Cavani che stava per costar cara all’uruguagio malmenato e provocato fino al punto di spingersi a una reazione scorretta Al proposito: un arbitro bravo come Orsato non può
permettere colpi di lotta e scene di violenza come quelle interpretate da Chiellini e Cavani. Lo noteranno, tutti quelli che si scandalizzano quando Berlusconi chiede la marcatura “a uomo”? C’è chi si dice stupito della tre il Napoli aveva già rischiato la doppia punizione e arrancava con il gol di Chiellini sulle spalle fin dal nono minuto, ennesimo esercizio di debolezza difensiva. E non solo: gli azzurri erano irriconoscibili, quasi spaventati, lontani dal mostrare l’aggressività e l’entusiasmo dei giorni migliori. Ormai lontani da oltre un mese: nell’anno nuovo il Napoli ha detto addio alla Coppa Italia, all’Europa League e – quel ch’è peggio – ai gol di Cavani. A Mazzarri non sta bene che si dica il suo Napoli Cavanidipendente. Come se esaltando il Matador si minimizzassero le virtù del tecnico. Fu forse un continua contestazione di cui è fatto oggetto Giovinco, Conte è arrivato fino a
contestare a sua volta i critici, eppure non c’è nulla di misterioso – nè di premeditato- nella fischieria anti-Pulce. Basta rivedere quel ch’è successo a Napoli intorno al minuto 42, quando Giovinco s’è lasciato andare a una dribbleria suicida al vertice dell’area napoletana, finchè Campagnaro gli ha soffiato la palla, è avanzato di un paio di metri e ha servito Inler in movimento con il destro caricato a bomba: il pallone-missile ha trovato sulla sua strada la testa di Bonucci, deviazione e Buffon battuto. Pareggio. Proprio menpeccato la Diegodipendenza? Sciocchezze. Tiriamo avanti. È stato intelligente, il Napoli, più che ardito, quando nella ripresa la Juve ha ridotto la spinta offensiva lasciando il campo alle iniziative avversarie. Buffon ha dovuto impegnarsi per impedire il gol a Hamsik e Cavani, fino a quando Conte non ha rinunciato a Giovinco per Matri. Alla fine, se Dzemaili fosse stato più preciso, si sarebbe anche potuto vincere ma lo svizzero, sul regalo di Buffon ha calciato incredibilmente fuori. Peccato, intanto i punti sono sei e poter ambire allo scudetto diventa davvero difficile.

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