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Italo Cucci: “Nulla è ancora perduto”

La Juve ce l’ha fatta. ha agguantato il suo desiatissimo tricolore, ventottesimo o trentesimo, chissà, la polemica è già in corso, come se questo calcio ne avesse bisogno. E presto sarà in edicola “il Romanzo dello Scudetto”, Autori Vari, Editore Rizzoli. Arbitro. Sarebbe mortificante per la notte tricolore buttarla tutta sulle imprese dell’arbitro bolognese del Derby Inter-Milan, ma garantisco che fra rigori più o meno giusti e presunti gol fantasmatici l’ultima notte di San Siro avrà un seguito clamoroso fra tifoserie opposte, fra Galliani e il Resto del Mondo bianconero. L’impresa l’ha fatta ovviamente la Juve, vincitrice nel confronto con l’onesto Cagliari: ma l’impresissima è tutta dell’Inter che da eterna nemica s’è tasformata in preziosa collaboratrice con una partita che ha azzerato tutte le tesi complottistiche della vigilia secondole quali i nerazzurri avrebbero favorito i rossoneri alla faccia dell’odiata Signora. Ed è giusto dire – subito – che il baby face Stramaccioni s’è guadagnato la promozione alla panchina perché oltre a una vittoria di prestigio ha resiserito la Beneamata nell’ultimo dirò d’Europa, l’Europa che conta, con l’Udinese, la Lazio e il Napoli. Poteva essere un giorno di festa anche per il Napoli, portatosi al completo a Bologna per una ulteriore prova di forza, ma ai Tre Tenori (uno “vice” di Lavezzi, il buon Pandev) si sono prima opposte Tre Traverse eppoi la ritrovata qualità del Bologna, così diverso dalla squadra presentatasi a gennaio al San Paolo. La voglia matta di Cavani s’è spenta anche fra le mani di Agliardi e la freschezza di Diamanti – uno dei migliori prodotti di questa stagione – ha fatto il resto. L’intreccio di Champions oggi è complicatissimo ma il Napoli deve solo impegnarsi a vivere la sua prossima partita con il Siena. Catania-Udinese e Lazio-Inter faranno il resto. Ci sarà tempo per cantare la gloria juventina, a mio avviso aurtentica, una resurrezione palpabile e visibile dovuta ad Antonio Conte che ha reinventato il mito bianconero affidando alla sua eterna passione – la squadra che l’ha fatto grande pedatore e oggi ottimo allenatore – un modulo nuovo, una scelta tattica che scomoda un titolo antico e forse abusato: calcio totale. I tanti autori di gol in una squadra che ha come abolito il centravanti la dicono lunga sul modo nuovo di vedere il calcio nei giorni in cui si parla soltanto delle (tramontate?) virtù del Barcellona. Alla faccia degli esterofili e dei disfattisti, possiamo ben dire che la Juve e il Milan hanno ricostruito un’immagine bella e fascinosa di un calcio che stava andando alla deriva più per storie di “nera” che di sport. La rivalità accesissima – e qualche sciagurato arbitraggio – ha avuto cadute sgradevoli ma alla fine sembra acclarato il buon diritto della Juve e fregiarsi dello scudetto che cancella definitivamente (forse non dal cuore dei tifosissimi) la triste stagione della caduta in B e i difficili anni della rinascita. Complimenti a Conte innanzitutto, e non mi parrebbe giusto attribuirgli il solito quidici/venti per cento di meriti: è stato abile condottiero, taumaturgo ispirato, tecnico innovatore. Poi, applausi a un gruppo compatto che ha saputo obbedire a Conte sul piano tattico come su quello personale. Di questi tempi, è bello far notare che c’è un tecnico le cui decisioni, a volte anche dure e poco gradite, sono sempre state e accettate. Per il bene della squadra, per il trionfo della Juve.

Fonte: Il Roma.net

La Redazione

M.V.

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