Ha vinto il Napoli. Non Mazzarri, che voci insistenti davano in partenza, non De Laurentiis, che le stesse voci davano interessato ad altro tecnico. Ha vinto il Napoli, una volta di più affidato all’allenatore che lo ha portato ad essere protagonista in Italia e in Europa, evidentemente gradito a un presidente che non ha ridotto le ambizioni e anzi ne ha esternate di più grandi. Certo c’è voluta buona volontà da entrambe le parti, perché quelle che chiamiamo “voci” erano in effetti pesanti ombre su un rapporto dominato sì da un comune interesse – la vittoria – ma anche da caratteri forti e spesso in contrasto su dettagli che, alla luce del risultato, non dovevano essere – come diceva Don Abbondio – “impedimenti dirimenti” tali da mettere in dubbio il prosieguo del matrimonio. Se invece di un divorzio è arrivato il prolungamento del rapporto per altre due stagioni, ciò vuol dire che De Laurentiis e Mazzarri hanno superato con intelligenza quisquilie e pinzillacchere, uniti nel programmare una stagione che deve puntare al primato in campionato o – com’è successo con grande soddisfazione il 20 maggio con la Coppa Italia – a un trofeo d’alto livello, nello specifico l’Europa League; restando naturalmente in prima linea il traguardo dell’ammissione alla Champions League. È positiva, la conferma di Mazzarri, alla luce di quanto scrivemmo a fine stagione quando, pur avendo sottolineato le sbavature della sua gestione tecnica soprattutto per l’applicazione dello sciagurato turnover, dovemmo concludere che non c’era miglior tecnico in circolazione per la particolare situazione del Napoli, maturato sotto la sua guida dopo il positivo rilancio ottenuto nella gestione Reja. Ed è incoraggiante, la scelta di Mazzarri, anche perché sappiamo che la sua ambizione non gli avrebbe permesso di accettare una prospettiva di lavoro al ribasso: se – come sembra ormai certo – sarà ceduto Lavezzi, i tifosi possono contare su investimenti all’altezza della loro (munifica) fedeltà. Grazie a De Laurentiis, il Napoli è una delle poche società sane della Serie A oggi chiamata ad assumersi responsabilità di gestione finanziaria corretta o – come ormai tutti dicono per insegnamento di Mario Monti – sobria. Ora non resta che attendere i frutti della rinnovata promessa fra i due protagonisti della resurrezione azzurra. E se dovessero ancora esibire o malcelare contrasti, poco importa: potrei fare un lungo elenco di società e squadre che hanno raggiunto storici successi senza che lassù qualcuno si amasse. Chi è dotato di grande personalità e ambizione non si assoggetta facilmente a diktat e i “grandi amori” di cui si è spesso parlato sono spesso solo cortine fumogene che ingannano i media. Credo che Berlusconi non abbia amato nessun altro dopo Sacchi, e al momento opportuno ha scaricato anche lui. Sembrava che fra Moratti e Mourinho fosse nato l’eterno amore ma lo Specialone appena ha potuto è fuggito. Resiste anche sulle barricate del calcioscommesse la forte simpatia che lega Agnelli a Conte: ed è per questo che la Juventus è ancora l’avversario da battere. Già battuto.
Fonte: Il Roma.net
La Redazione
M.V.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro