L’altra sera, in tivù, Gigi Marzullo mi ha chiesto se il calcio fornisce anche oggi momenti d’amore e d’emozione nonostante sia sopraffatto dal business. Vorrei aver potuto rispondergli dopo il gol della vittoria del Napoli segnato da Edinson Cavani a Parma: avrei trovato ancor meglio le parole per raccontare quando il calcio è una storia d’amore accompagnata da una colonna sonora che racchiude le emozioni gridate a tutta voce e tutto cuore da quel piccolo grande esercito di napoletani presente in tutti gli stadi d’Italia in questa stagione che profuma di scudetto. L’urlo del Tardini che ha perduto la sua verginità alla fine della battaglia è un mandato a vincere. Al Gran Torneo di Ciapanò, in svolgimento tutte le volte che la Juve frena e perde punti, si è chiamato fuori il Napoli, confermato grande inseguitore dei campioni d’Italia dopo avere colto sul campo “impossibile” di Parma la vittoria più importante della stagione. Per molti il Napoli è tornato ad essere l’inseguitore favorito grazie all’ultima vittoria, magari aspettando la prossima sconfitta; per me lo è da sempre, per pure considerazioni tecniche: perché la squadra di Mazzarri sta completando un ciclo di preparazione al Grande Successo, avendo già conquistato un posto in Champions e una Coppa Italia nel recente passato, traguardi evidentemente limitati rispetto al Grande Sogno Tricolore; perché ha il reparto offensivo più potente e nel tempo si è dato anche un assetto difensivo importante (distrazioni di De Sanctis a parte, ma se parliamo di portieri non se ne salva uno…); perché ha un allenatore di grande qualità (e di pessimo carattere) in eterna non tafazziana lotta con un presidente giustamente ambizioso, onestamente ricco e non scemo come certi padroni di onestiana memoria che finivano per distruggere insieme alla società calcistica anche le loro attività imprenditoriali. So che ai napoletani piacerebbe un presidente spendaccione capace di buttare euromilioni anche a gennaio al mercato delle bufale ma è fin troppo facile respingere certi argomenti demagogici quando alle chiacchiere dei sapientoni si possono opporre i fatti del campionato. Nel frattempo, segnalo che Michel Platini ha proposto di cancellare il mercato di gennaio, come chiedo da tempo pur non avendo poteri di sorta ma esperienza da vendere. Ma torniamo a bomba: senza ironizzare sulla recente esplosione polemica del Mazzarri infastidito dal “troppo Cavani” apparso sui media come se fosse lui solo il Napoli, va invece ribadito il concetto adattato al pensiero del tecnico: «Il Napoli è grande e Cavani è il suo profeta». Prendete la partita di ieri, interpretata dai ragazzi di Donadoni con intelligenza prima in sede di preparazione eppoi sul campo: se a un certo punto non ci fosse stato il Matador, il Napoli avrebbe perso l’ennesima occasione di avvicinare i bianconeri peraltro già fermati dallo stesso Parma determinato e ben organizzato al punto di poter aspirare a un ruolo europeo. Conferma di questo ruolo essenziale dell’uruguagio è il fatto che fino a qualche minuto prima non era stato di particolare aiuto al Napoli lanciato dal solito ottimo Hamsik e raggiunto dal piccolo grande Sansone nato e cresciuto nelle file delle Sturmtruppen bavaresi. Cavani ha “bucato” il gol della vittoria all’83’ e lo ha segnato all’84’, dimostrando una freddezza esemplare, da bomber nato: non accusa cedimenti psicologici nè palesa frustrazioni, prova e riprova, con l’umiltà di un gregario, finchè non trova la giusta ispirazioni. Goleador così si contano sulla punta delle dita: nel calcio moderno dominato da Maradona, Platini, Van Basten, Baggio, Ronaldo e Messi, Edinson Cavani è convocato per un posto nell’All Stars di sempre i cui titolari fissi sono Di Stefano e Pelè. Cavani, infine, è il giocatore che manca alla Juve, ormai palesemente in sofferenza per l’assenza di un bomber nato. Se non ne approfitta oggi, Mazzarri, quando mai potrà ritentare di restituire a Napoli le indimenticabili atmosfere maradoniane?
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