Era invincibile. Poi è arrivato il Napoli e dopo 42 partite utili è arrivata la sacrosanta sconfitta. Un trionfo azzurro, ma è anche il trionfo dei rimpianti. Questo Napoli è sempre stato più forte della Juve e avrebbe potuto contenderle il titolo. Ma la conquista della Coppa Italia e l’ingresso diretto in Europa League vanno salutati come un’impresa storica che dovrebbe indurre l’entusiasta De Laurentiis non solo a celebrare adeguatamente il successo che arricchisce le casse sociali ma a potenziare una squadra degna non solo di passione ma di concreti interventi tecnici per evitare i dolorosi sprechi della stagione. Alex Del Piero voleva – doveva, secondo la società – celebrare il suo addio dopo 19 anni bianconeri con una vittoria, si è dovuto accontenentare della standing ovation dell’Olimpico. E quando dopo qualche minuto s’è seduto in panchina anche Lavezzi ho immediatamente pensato quale follia sarebbe se il Napoli si liberasse del Pocho, del suo eroe stravagante, del suo anarchico innamorato che ha dominato la scena fino allo stremo delle forze dopo aver guidato un assalto coraggioso alla porta della Juve e aver provocato il rigore che il Matador ha messo in rete alle spalle del povero Storari. Come pensare a un Napoli ambizioso senza i suoi Tre Tenori, tutti grandi nonostante le momentanee incertezze di Hamsik che poi, perfettamente
imbeccato da Pandev, ha segnato il gol della sicurezza, avviando all’Olimpico una grandiosa festa napoletana sulle note del ritornato Surdato ‘Nnammurato. Il Napoli ha realizzato per tutti un momento di serenità in un giorno dato al dolore, interpretando con la massima forza il suo ruolo di consolatore di una città piena di guai. Venticinque anni dopo – erano i tempi di Maradona – gli azzurri tornano a fregiarsi di un trofeo tornato nobilissimo proprio per premiare la rinascita dei ragazzi di Mazzarri al quale dovrà pur pensare, in queste ore, De Laurentiis. L’ho detto mille volte, sempre con chiarezza e obiettività: nonostante gli errori che ho puntualmente sottolineato, Mazzarri è ancora la miglior guida possibile per un gruppo di ragazzi che non solo ubbidiscono ai suoi ordini ma ne apprezzano l’umanitá, forse anche l’amicizia, visto l’abbraccio affettuoso e il bacio che gli ha riservato Cavani uscito anzitempo dal campo per cogliere la sua meritata ovazione. Una squadra così non si rifonda, si corregge, e privarla del Pocho o del Matador sarebbe un delitto. La piena d’entusiasmo deve infatti far subito pensare ai rinforzi, non solo per la Europa League che va giocata con serietà ma per ritrovare – sempre nel nome di Maradona – anche la Supercoppa d’Italia che vedrà gli azzurri ancora opposti alla Juve fresca vincitrice dello scudetto. Mentre assistevo a una partita vera, combattuta anche con durezza tipica di un calcio da sempre ricco di agonismo e intelligenza, ho pensato alla finale della Coppa dei Campioni conclusasi la notte prima con la vittoria del Chelsea: più bella questa, di partite, più valida tecnicamente (e Cavani non è Robben); e allora il pensiero è tornato a rinnovare rimpianti: doveva esserci il Napoli, a Monaco, non il pur meritevole Chelsea. Sia il pensiero fisso di De Laurentiis, di Mazzarri, di tutti i suoi ragazzi per la prossima stagione. Per ora, grazie Napoli.
Fonte: Il Roma
La Redazione
M.V.
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