Piovevano fischi, sul San Paolo, e il dibattito post partita nasceva proprio da quel rumoroso disappunto che i sapientoni disdegnano mentre è sacrosanto diritto di chi paga il biglietto per godersi uno spettacolo o solo un momento di passione. Spettacolo? Lasciamo perdere. La settimana del cinema napoletano è stata un fiasco clamoroso: un film dell’orrore giovedì sera (”I ceki di Sorrento”), un capolavoro della incomunicabilità ieri (”Deserto azzurro”) quando la sconfitta della Juventus s’è trasformata – proprio come accadde dopo l’impresa dell’Inter a Torino – in un saggio d’impotenza. Gli psicologi la chiamano nikefobia (per favore non dite naike) ovvero paura di vincere; non ne escludo gli effetti sulla truppa azzurra, ma ci aggiungerei una disposizione tattica eccellente della Sampdoria di Delio Rossi, l’Uomo dal Dito d’Oro, che non ha rubato nulla e anzi ha rischiato di vincere, profittando di ripetuti svarioni difensivi del Napoli che a un certo punto facevano impazzire De Sanctis. Ho sentito giustificare la mancata impresa d’avvicinamento forse decisivo alla Juve (fra due e quattro punti ci può stare uno scudetto) con le pessime condizioni del campo, come se la Samp di Marassi fosse maestra di lotta nei campi di patate. Balle. L’unica idea geniale del Napoli è stata quella di mandare ai microfoni di Sky Edinson Cavani, l’Uomo dei Sogni che al sogno tricolore non ha rinunciato e l’ha ribadito con il tono giusto, con parole acconce, con la grande professionalità di chi in campo ce la mette tutta pur mancando da troppo tempo (quattro partite) l’appuntamento con il gol che è il suo pane. Digiuno, il Matador, ma capace di valutare anche il peso dell’avversario e di annunciare sorridendo che il gol tornerà insieme alle vittorie. Sempre che – dico io – si riesca a spiegare l’improvviso cambiamento di rotta di una squadra che traversava il mare procelloso del campionato come una torpediniera, sbaragliando corazzate e panfili, e all’improvviso s’è traformata in una Carnival da crociera alla deriva a motori spenti. Il mistero dovrebbe spiegarlo Mazzarri, che certo non è imbrocchito ma sbaglia – come sbaglia Conte – quando va cercando scuse nel calendario che la sua società ha accettato, incassando pacchi di euromilioni in cambio di un folle palinsesto televisivo degno di un’Isola dei Famosi piuttosto che di un tormentoso torneo calcistico. So che si tende – oggi – a colpevolizzare i giocatori, che qui iscrivo negativamente come collettivo, non essendomi parso che, davanti all’impegno cruciale, qualcuno abbia meritato sufficienza e applausi. Anche chi, come Cavani, ce la mette tutta ma sbaglia gol a ripetizione merita i fischi del popolo del San Paolo: gli errori non fanno classifica, né morale. È infatti già ora di pensare a Udine e non al match-verità del primo marzo con la Juve. Ha detto una cosa giusta nei giorni scorsi Mazzarri: è inutile pensare ai tre punti da strappare ai Campioni se nel frattempo se ne cedono ai normali”. Due se ne sono già andati con la Samp e adesso è l’ora dell’orgoglio, del sacrificio, della realistica dimostrazione di meritarsi la maglia del Napoli. Pensavo, ieri, all’esordio di Balotelli a San Siro: per ringraziare Berlusconi di averlo portato al Milan ha cominciato con una doppietta, poi n’ha fatti altri due; e così ieri, a Pescara, per essere vicini al loro presidente galeotto, i ragazzi del Cagliari hanno giocato una partitona e affidato all’ottimo Sau l’incarico di spedire due telegol a Cellino; possibile che nessuno pensi che è arrivato il momento giusto per dire «grazie» a De Laurentiis? Sento associare la grama partita di ieri e i fischi del San Paolo al grave atto delinquenziale subìto da Hamsik nel dopopartita. Per carità, non confondete i contestatori con i rapinatori. Non lo meritano il Napoli né Napoli.
Fonte: Il Roma
La Redazione
M.V.
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