Massì, c’è anche il Milan, inorgoglito dal prezioso acquisto di Supermario che contagia beneficamente la compagnia. Alla fine, dopo esaltazione e sofferenza che si sciolgono in un discusso e forse inesistente rigore, per la folla rossonera c’è solo lui, Balotelli, che apre e chiude e con due gol saluta il campionato che lo ha recuperato dopo le infelici giornate inglesi. Non so fino a che punto sarà tentato dal tricolore, questo Milan che Allegri ha ricostruito – anche con fortuna – fino a meritarsi il premio di un campione, e tuttavia non farà mancare i suoi “pezzi” nella hit parade del campionato. L’arrivo di Balotelli ha fatto spettacolo e la sua “voce” si è subito sentita come in una serata sanremese. L’Udinese – generosa – si è prima offerta come sparring partner per una serata speciale apertasi con un carosiano quasi-gol del figliol prodigo e poi, dopo il gol di Pinzi, ha rischiato addirittura di cogliere una vittoria-guastafeste. Il Cavaliere gode nell’ombra. Ieri mattina ha promesso miracoli agli italiani, sicuramente ne ha realizzato uno per i milanisti. E per la Nazionale, Vederli insieme nel primo gol, Balotelli e El Shaarawy, è un godimento azzurro. E dunque: dove può arrivare questo Milan partito con tanto ritardo e adesso a dodici punti dalla Juve e nove dal Napoli quando in ballo ce ne sono ancora quarantacinque? Non c’è risposta in un campionato emozionante dove evangelicamente gli ultimi valgono i primi. Il Genoa rimesso in strada da Ballardini dopo le paurose sbandate di Delneri (e sorge il sospetto che i rossoblù l’abbiano fatto fuori) ha fulminato al 95’ la baldanzosa Lazio del prof Petkovic; il Siena che stava vendendosi anche l’argenteria ha umiliato la pretenziosa Inter appena uscita da un mercato più ambizioso che felice: tutti hanno lavorato per la Juve, insieme a un Chievo meno pugnace del solito, ma soprattutto per il Napoli che al potente collettivo può aggiungere gli esclusivi colpi di classe dei suoi Tenori, Hamsik e Cavani, pedatori di qualità superiore nel vasto lotto di aspiranti allo scudetto. Scusate, c’è ancora qualcuno – a Napoli – che rimpiange l’indimenticabile ma soppiantato Lavezzi? E già che ci siamo: dopo aver visto all’opera Quelli della Cresta – El Shaarawy, Niang e Balotelli – c’è ancora chi piange, a Milano, l’addio di Ibrahimovic? È il bello del calcio quando cancella i rimpianti e fa risorgere eroi e sogni. Giusto per affidare alla memoria il momento più significativo del campionato, segniamoci questa ventitreesima giornata “firmata” da Supermario ma anche da un Marekiaro strepitoso per intensità fisica e intelligenza tattica e dall’onesto Matri che non si fa sopraffare dallo sconforto quando la Signora va alla cerca di bomber sostitutivi dopo averne offerti a destra e a manca, come Borriello e Toni. Altri eventi – amarissimi – passano in secondo piano: come l’esonero di Zeman e le paure di Gasperini. Massì, mettiamo da parte i panchinari usati come capri espiatori e torniamo a goderci le imprese dei protagonisti veri: i calciatori,
Fonte: Il Roma
La Redazione
M.V.
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